Lui è Claudio. Vive a Santa Maria Capua Vetere, in Campania. Ha 6 anni. È in classe, guarda la lavagna, ricopia l’alfabeto, ma le lettere ballano, fanno mille giri, vengono su tutte storte. La maestra lo mette in castigo. Mentre i compagni escono a giocare, Claudio è costretto a ricopiare ancora quella roba, ma non va mai bene. Gli insegnanti dicono che dovrà ripetere l’anno, ma deve rassegnarsi, in ogni caso non andrà lontano. Claudio è arrabbiato di brutto. Segue i genitori da una dottoressa, dopo mille test si sente dire che è dislessico. Sgrana gli occhi. Che roba è, una malattia? No, significa solo che dovrà impegnarsi più degli altri. Claudio accetta la sfida. Non vuole sentirsi dire mai più che non può farcela. Si rimbocca le maniche, dopo scuola fila dritto a fare logopedia. Non esce quasi mai, si arrabatta tra schemi e tabelle, alla fine dell’anno sorprende tutti. Promosso. Claudio si concede un attimo per tirare il fiato, poi mette il turbo. Inizia le Medie. I suoi voti sono buoni, è il primo della classe. I professori sono orgogliosi, dicono che legge meglio di tutti i compagni. Claudio è fiero, ma ancora non riesce a confidare agli amici che ha quella roba. Si vergogna, e non gli piace. Studia il doppio, il triplo, sempre di nascosto. Il giorno degli esami scorre il dito sul tabellone, accanto al suo nome c’è un bel nove. Claudio non riesce a smettere di ridere. Aveva ragione lui, e gli altri avevano torto. I limiti non esistono, se si impegna, può fare qualsiasi cosa. Inizia il liceo, i suoi voti restano impeccabili. I compagni si complimentano. Claudio sorride. Grazie, è tutto merito della mia dislessia. Oggi Claudio ha 17 anni. Vuole diventare medico. Con l’aiuto della sua ragazza e del suo migliore amico tiene un blog. Spiega cos’è la dislessia, dà consigli, racconta difficoltà e vantaggi. Sa che ci sono tanti ragazzi pieni di sogni che se ne stanno chiusi in cameretta perché si sentono inadeguati. Non lasciate che nessuno vi dica chi siete, se vi impegnate potete raggiungere qualsiasi risultato.
Volevano farmi credere che la dislessia era un limite, io ho dimostrato a tutti che si sbagliavano
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