Oggi si è spento anche il figlio, Silvio Berlusconi, all’età di 86 anni.
Un legame forte, indissolubile.
La chiamava ogni giorno, anche solo per chiederle come stava.
Qualsiasi cosa facesse, ovunque si trovasse, il lunedì era sacro: sono a pranzo con la mamma.
“A Oltrona San Mamette la lingua ufficiale era il dialetto. Silvio parlava solo l’italiano, era l’unico, e per questo i compagni di gioco lo rifiutavano.
In una settimana aveva già imparato il loro gergo. Vedendomi allattare la sorella, concluse: come la vacca col vitèll.
Al liceo faceva sempre dei compiti in più per i compagni: li regalava a chi non aveva soldi, agli altri li faceva pagare.
Come primo lavoro vendeva elettrodomestici: una volta portò sulle spalle un frigorifero a una signora. Al quinto piano, s’accorse d’aver sbagliato scala.
La fatica non gli ha mai fatto paura. Le prime mance le guadagnò lavandomi i piatti e dando la cera al parquet.
Mi disse del tumore solo dopo che lo operarono, andai a trovarlo in ospedale che era già in via di guarigione. Se l’avessi saputo prima, sarei impazzita.
Quando ho compiuto 70 anni, Silvio era a Parigi. Mi mandò 70 rose alte come me. A mezzanotte sentii il campanello. Si scusò per l’ora, e mi ricoprì di baci.
Una volta mi disse: mamma non ti preoccupare mai per me, sappi che ho avuto una vita meravigliosa. A me questo basta e avanza”.