Lui è Salvatore. Ha 59 anni, vive in Svizzera. È sposato, ha due figli. È un imprenditore, lavora senza sosta. È uno abituato a mangiarsi la vita, a divorarla. Non c’è stanchezza che tenga. È il gennaio del 2022. Salvatore guarda un film con la moglie. Sente un formicolio nel corpo, arriva fino alla punta delle dita. Gli gira la testa, è affaticato. Fa finta di nulla, ma la moglie lo fissa in modo strano. Salvatore sorride. Francesca urla. Sei pallido come un cadavere! Salvatore cerca di rassicurarla, ma è frastornato. La stanza gira, i suoni arrivano ovattati. Il dolore al petto è insostenibile. È confuso, spaventato, d’istinto stringe la mano della moglie. La segue verso la macchina, pochi passi e ha il fiatone. A un certo punto gli sembra di riconoscere l’ospedale. Ci sono camici bianchi, facce allarmate. Caos. Francesca gli tende la mano. Salvatore vuole stringerla, ma lo portano in una stanza. È pieno di fili, c’è gente che armeggia su di lui. Il dolore lo spezza. Le forze lo abbandonano. Salvatore chiude gli occhi. È tanto stanco. Francesca! Gli sembra di sentire la sua voce, il suo profumo. Rivede la sua mano tesa. Salvatore si scuote. Tenta di afferrarla. Ci prova con tutte le sue forze. Il suo cuore palpita, scoppia. Di vita. Riapre gli occhi. Francesca è davanti a lui. Piange, lo bacia. Anche i figli lo stringono. Ha avuto un infarto. È rimasto due giorni appeso a un filo. Le probabilità di salvarsi erano quasi inesistenti. Se Francesca non lo avesse portato subito in ospedale, non ce l’avrebbe fatta. Salvatore stringe la mano della moglie. È vivo. Oggi ha ripreso a lavorare, con ritmi diversi. Ha smesso di correre, e ha imparato ad ascoltarsi. Si guarda intorno e tutto gli sembra più bello, prezioso. Non ha più le forze di prima, ma ha dei figli che si fanno in quattro per aiutarlo. E quando si sente triste, si mette ai fornelli e cucina con la sua Francesca. Non sapeva fare neanche un uovo, ora prepara la pasta fatta in casa.
Una vita a lavorare senza mai fermarmi, poi all’improvviso l’infarto. Per fortuna c’era mia moglie
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