L’aula era semivuota e ho iniziato a mangiare, è entrata un’addetta dell’ateneo che si è messa a urlare invitandomi ad uscire.
Sono stata costretta a dirle del tumore e dei miei problemi di salute: sono invalida al cento per cento.
Se n’è andata, pensavo fosse finita lì, invece è ritornata con un collega, e la discussione è proseguita sino alle minacce.
Mi hanno detto: non puoi mangiare in aula, esci o chiamiamo i carabinieri.
Sono ancora molto scossa e confusa, mi auguro solo non capiti più un episodio simile.
Ciò che più mi ha ferita è stato il dirmi tra le righe che nelle mie condizioni dovrei stare a casa e non andare a lezione”.
Lei è Giorgia, 26 anni, frequenta l’università di Pavia.
Ha un tumore che l’ha resa invalida al cento per cento.
Segue una dieta precisa, per questo ogni giorno porta il pranzo da casa.
Il regolamento dell’università vieta di consumare cibo nelle aule, gli studenti chiedono da due anni degli spazi appositi per chi non può andare in mensa.
In mancanza di una risposta, sono costretti ad arrangiarsi.
Mercoledì 9 era un giornata piovosa e fredda.
Per non compromettere la sua salute, Giorgia ha preferito restare a mangiare nell’aula ormai vuota.
A quel punto sono intervenute due addette dell’ateneo.
In classe non si mangia, è il regolamento.
Giorgia ha provato a spiegare le sue ragioni.
Loro sono passata alle minacce.
Se non te ne vai chiamiamo i carabinieri.
Giorgia è stata costretta a uscire.
Umanità, questa sconosciuta.