Lui è
Alfredo

Lui è Alfredo. Ha 28 anni. Vive a Lecce con i genitori, le sorelle e la nonna. Con il padre Valter ha un rapporto difficile, fatto di poche parole, ma Alfredo sa che sotto quella scorza dura c’è amore. È il 2011. Il padre non sta bene, ha un problema al cuore, i medici parlano chiaro. Deve operarsi, o morirà. Lo ricoverano, l’intervento si farà da lì a poco. Passa qualche giorno. Alfredo è a casa, la porta si apre. Papà! Cosa ci fai qui? Ho firmato le dimissioni. Ma perché? Perché lo so io. Alfredo si arrabbia, insiste. Sei impazzito? Il genitore si chiude nel mutismo. Alfredo lo guarda negli occhi, le parole non servono, suo padre ha paura. Passa qualche settimana. Tentano un nuovo ricovero, il giorno dell’operazione Alfredo va in ospedale, l’ascensore si apre, si trova davanti il padre, gli occhi lucidi, lo sguardo impaurito. Non vuole operarsi, non ce la fa. Alfredo capisce che non è un capriccio, ma una vera fobia. Lui, la famiglia, gli amici provano a convincerlo ad andare da uno psicologo, Valter non ne vuole sapere. Alfredo si rivolge ai medici. Aiutatemi, cosa devo fare? Loro hanno le mani legate, negli ospedali non esiste una figura che dia quel tipo di supporto, e non possono obbligare nessuno a operarsi. Alfredo è disperato, gira le cliniche, spiega, chiede sostegno, intanto il padre si fa forza, promette che ce la farà, ma al momento di finire sotto i ferri, la sua sicurezza sparisce. Non è più l’uomo impenetrabile, ma un bambino spaventato che cerca rifugio tra le braccia delle persone care. Il tempo passa, per gli ospedali della zona Valter è ormai un volto noto, quando si presenta per il ricovero lo prendono in giro, fingono di non avere posto. Cosa ti prendiamo a fare, tanto scappi. È il 2018. Dopo sette anni e dieci tentate operazioni, Valter muore in casa a 66 anni, il suo cuore era troppo compromesso. Alfredo prova rabbia, ma anche senso di colpa. Poteva fare di più? Tutti potevano fare di più. Ora vorrebbe solo averlo vicino, per rompere quel muro di silenzio, stringerlo forte tra le sue braccia e dirgli l’ultima volta ti voglio bene papà.