Lei è Bahia. Vive a Parigi. I genitori vengono dalle isole Comore, un luogo bellissimo che Bahia non vede l’ora di visitare. È il 2009. Ha 12 anni. C’è una bella notizia. Uno zio rimasto sull’isola si sposa, tutta la famiglia è invitata. Bahia è euforica. Sale sull’aereo, attacca il naso al finestrino. È bellissimo. Fanno scalo a Marsiglia, l’aspetta un volo notturno fino a destinazione. L’aereo è piccolo, puzza, all’interno ci sono delle mosche. Bahia non ci fa caso. È elettrizzata. Passano le ore, sono prossimi all’atterraggio. C’è qualche turbolenza, Bahia stringe la mano della mamma. Va tutto bene, tesoro, ci sono io qui con te. D’improvviso Bahia sente una scossa. Poi il buio. Riapre gli occhi. È immersa nell’acqua. Attorno ci sono pezzi di qualcosa, Bahia riconosce l’ala dell’aereo che guardava dall’oblò. È il panico. Nuota, va a fondo, riemerge. Sente delle grida venire da chissà dove, poi il silenzio. Bahia è distrutta, terrorizzata, chiude gli occhi, si lascia andare. Dal buio emerge il sorriso della mamma. Figlia mia, tieni duro, ci sono io qui con te. Quando riprende i sensi Bahia ha una certezza. La madre è in salvo da qualche parte, la sta aspettando. Si aggrappa a un detrito con le unghie, resiste alla fame, alla sete, fissa l’orizzonte per un tempo infinito, finché scorge un puntino. Mamma, sei tu vero? Delle mani la afferrano, e la portano all’asciutto. Bahia chiude gli occhi felice. Si sveglia in ospedale, il padre è al suo fianco. L’aereo si è schiantato nell’oceano Indiano, è rimasta in acqua per dodici ore, è l’unica sopravvissuta. Bahia ride. Impossibile, la mamma è viva, ho sentito la sua voce, mi ha detto di resistere! Il papà riesce solo a piangere. Oggi Bahia ha 25 anni, sta bene, lavora come agente immobiliare. Al processo contro la compagnia aerea accusata di omicidio colposo, nessuno dei manager responsabili era presente in aula. Bahia ha chiesto rispetto per le centocinquantadue vittime. L’aereo nel frattempo lo ha ripreso, il giorno in cui è tornata alle Comore sulla tomba della sua mamma. Nessuno le toglierà mai dalla testa che in quelle lunghe ore, lei era al suo fianco.
Sopravvive allo schianto dell’aereo: 12 ore aggrappata a un detrito nell’oceano
Ci furono 152 vittime, tra di loro anche la sua mamma. Bahia è l'unica superstite.
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