Lui è Francesco, vive a Cologno Monzese, in Lombardia. Ha sei fratelli, vivono in due stanze, i soldi scarseggiano. Il padre è un camionista, lavora notte e giorno per portare a casa il pane. Francesco è un bambino allegro, ma c’è una foto nella sua camera che non lo lascia tranquillo. È ritratta una donna bellissima, il suo sguardo lo ipnotizza. I genitori lo prendono da parte. Tesoro, quella è la donna che ti ha messo al mondo. Francesco era appena nato quando lei si è sentita male. L’ambulanza è arrivati tardi e non c’era più nulla da fare. Francesco non crede alle sue orecchie. Abbraccia la sua mamma, la donna che l’ha cresciuto e amato. Quando guarda la foto gli viene il magone. Se i soccorsi fossero arrivati in tempo, forse lei sarebbe viva. Cresce, ha 14 anni. Il padre si sente male. Francesco chiede aiuto. Aspetta, piange, prega. Passa un tempo che gli sembra infinito. Sente il suono dell’ambulanza, ma ormai la mano del suo papà è fredda. I fratelli gridano parole di rabbia. Francesco non può credere che sia successo di nuovo. Osserva la bara del padre allontanarsi. Il cuore in subbuglio. Qualcosa dentro di lui si aggroviglia, morde, lacera, poi si dissolve, e non resta che luce. Francesco non prova rancore. Ma pace, e un amore sconfinato che vuole riversare su chi gli sta intorno, sul mondo intero. Invece che inveire contro le ambulanze, promette a se stesso che dedicherà la sua vita a fare in modo che quello che è successo ai genitori non capiti più a nessuno. Frequenta un’associazione di pronto soccorso, non ha ancora l’età per salire in ambulanza, pulisce le sedie, piega le garze, guarda, assorbe, fa suo ogni gesto. Finché compie 18 anni e finalmente indossa la divisa dei suoi sogni. Oggi Francesco ha 57 anni, è sposato, ha due figlie. Fa il volontario in ambulanza da quarant’anni. È convinto che l’unico modo per rimediare alla rabbia, sia trasformarla in amore. Incoraggia i giovani a fare volontariato, chiede rispetto per tutte quelle persone che ogni giorno rischiano la vita per salvare quella degli altri.
Sono volontario in ambulanza da 40 anni: lo faccio in ricordo dei miei genitori
Francesco li ha persi perché i soccorsi erano in ritardo. Non vuole che capiti più a nessuno.
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