Lui è Luca. Nasce nel 1975 in provincia di Verona. Vive in campagna, ama pedalare in mezzo alla natura. Un giorno incrocia un uomo vestito con una sorta di sacco marrone, una cintura, dei sandali, nient’altro. I suoi occhi buoni, luminosi. È un frate, chiede la carità, dedica la sua vita ai poveri e dice che si sente ricchissimo. Luca è affascinato, quell’uomo non possiede nulla, eppure il suo sorriso è gioia pura. Ha 10 anni. Mamma, papà, voglio rinunciare a quello che ho e dedicare la mia vita agli altri. Inizia il seminario, poi il noviziato, studia Teologia, gira tante città. Luca ha 27 anni, diventa frate minore cappuccino, tiene i campi scout, si occupa dell’oratorio, continua studiare, ma vuole fare di più. Durante un seminario ascolta la storia di alcuni villaggi africani, guarda video pieni di miseria e sofferenza. D’improvviso ripensa al frate di quando era bambino. Sa cosa deve fare. Luca parte per il Mozambico. Arriva in un orfanotrofio. Insegna a leggere e scrivere ai bambini. Ogni giorno tocca con mano la solitudine e l’abbandono, eppure è felice. C’è qualcosa di essenziale, autentico, impossibile da spiegare a parole. Gli occhi di quei bambini sono luminosi, pieni di gioia. Giocano con i copertoni delle auto, si emozionano per il salto di una cavalletta, cantano, danzano. Affrontano la sofferenza con serenità, conducono un’esistenza semplice e fraterna. Vogliono costruire, progettare, aprirsi alla bellezza dell’esistenza. Vogliono vivere. Luca era partito per portare aiuto, ma sta ricevendo molto più di quello che dà. Si sente ricchissimo. In mezzo a quella gente africana è vicino a Dio come non lo era mai stato. Prende dei fogli, butta giù un progetto, ne parla con i fratelli. Vuole costruire una fattoria didattica, un posto dove accogliere bambini e ragazzi che vivono per strada, e progettare tutti insieme uno splendido futuro. Non sarà facile, ma quando guarda i sorrisi di quei bimbi, sa che ce la farà.
Si emozionano per il salto di una cavalletta, giocano con i copertoni, cantano, danzano
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