Per 18 anni si è presa cura del figlio Carlo Vittorio. Un ragazzo con una grave disabilità motoria.
Patrizia gli ha dedicato la sua vita, finché da un giorno all’altro gli assistenti sociali hanno deciso che esagerava.
È stata accusata di ipercura, cioè di curarlo troppo.
Le hanno strappato il figlio e l’hanno chiuso in un centro per anziani.
Carlo Vittorio mangiava normalmente, ora usa la Peg.
Andava a scuola. Ora è immobile in un letto con piaghe da decubito.
Patrizia può vederlo solo per 20 minuti a settimana.
Dopo due anni di battaglia, il procedimento penale contro di lei è stato archiviato, non è più accusata di nulla. Eppure non le permettono di riportarlo a casa.
Tramite il suo avvocato, Patrizia ha lanciato un appello disperato: “Rivoglio mio figlio. Ora”.
“Per 18 anni mi sono presa cura di mio figlio disabile, con amore e attenzione, da un giorno all’altro me l’hanno portato via.
Gli assistenti sociali mi hanno accusata di curarlo troppo: l’hanno prelevato da casa e chiuso in un centro per anziani.
Ha sempre mangiato normalmente, invece gli hanno messo la Peg. Ha perso più di 10 chili, è uno scheletro.
Mi hanno esclusa da tutto, io non so a che ora si alza, cosa fa durante il giorno, non so nulla.
Mio figlio frequentava il liceo, non ha problemi cognitivi, solo motori che non gli impediscono di socializzare.
Prima stava seduto, teneva la testa eretto, oggi è immobile, con grandi piaghe da decubito. Me l’hanno rovinato.
Vengo sgridata perché lo abbraccio e lo bacio, posso vederlo per venti minuti alla settimana.
Dopo 2 anni il procedimento contro di me è stato archiviato. Eppure ancora non mi ridanno mio figlio.
Lo voglio a casa subito, immediatamente. È mio figlio. Lo amo. Lo voglio con me”.