Quel vecchio violino mi parlava, non sapevo suonarlo, ma le dita si muovevano da sole

Lei è Beatrice. Ha 7 anni. Vive a Castrovillari, in Calabria. Trascorre pomeriggi interi ad ascoltare musica jazz con il suo papà. Poi va dalla zia pianista, e impara a muovere le dita sulla tastiera. I suoi occhi però sono sempre rivolti alla vetrina dove è custodito uno dei tesori di famiglia. Un vecchio violino comprato dal nonno. Beatrice vorrebbe prenderlo tra le mani, farlo vivere. Lo guarda, sogna, non resiste. Afferra una sedia, si arrampica, lo appoggia tra mento e spalla. Chiude gli occhi. Le dita si muovono da sole. È come se stesse parlando con un vecchio amico. Mamma, papà, voglio fare la violinista. Inizia a prendere lezioni. Il suono del violino è dolce, delicato. Beatrice muove su e giù l’archetto, si sente forte, sicura. Entra in Conservatorio. Impara le regole classiche, rigide, lineari. Ma vuole di più. Beatrice sente il bisogno di improvvisare, interpretare. Non vuole suonare la musica, vuole viverla. Studia violino jazz. È l’unica violinista del corso. Le note fluttuano nel pentagramma, si mischiano, si fondono senza una logica apparente. È bellissimo. Qualcuno storce il naso. Il violino è uno strumento classico, ti rovinerai la tecnica e il suono. Beatrice sente di essere nel posto giusto. Interpreta, danza, si fonde con il suo strumento. Dalle corde esce un suono elegante, frizzante, diverso da tutti. Suo. Sospesa tra quei due mondi, Beatrice si sente libera da barriere e vincoli. Quella è l’essenza stessa della musica. La libertà. Oggi Beatrice ha 28 anni. Si è laureata in violino classico e jazz. Vive a Londra. Suona come solista e nelle orchestre. Sperimenta ogni genere. Ha imparato che la diversità è ricchezza, valore aggiunto. Cerca di trasmetterlo ai giovani musicisti che incontra. Non fatevi influenzare, mettete da parte i pregiudizi, siate voi stessi, osate.