QUEL GIORNO TRA LA FOLLA, un attimo di distrazione, e mia figlia non c’era più

Lei è Romina. Vive a Tanì, in Sardegna. Ha due figlie. Adele ha 4 anni, Elisa ancora non cammina. È il settembre del 2011. Romina va a una festa di paese. La piazza è piena di gente, incontra degli amici, si ferma a chiacchierare. La piccola è nel passeggino, l’altra è stretta al suo fianco. Romina parla, tempo due secondi, si gira. Adele è sparita. Il cuore schizza in gola. Infila le mani tra i capelli, non sente più la terra sotto i piedi. Romina cerca di ricordarsi com’era vestita. La testa è vuota. Buio totale. Riesce solo a gridare con tutto il fiato che ha. Adele! Spinge il passeggino da una parte e dall’altra, entra in chiesa. Intravede a malapena il prete. Qualcuno parla, Romina non sente. Fa avanti e indietro per le navate, guarda tra le panche. Si trascina fuori. Il petto che scoppia, la gola in fiamme. Si tuffa di nuovo tra la folla. Sgomita, intanto la mente vaga. E se non la trovasse mai più? Se non potesse riabbracciarla, darle la buonanotte? Se qualcuno l’avesse rapita? L’ansia aumenta. Romina si infila negli angoli più nascosti, nelle vie, nei palazzi. Non c’è, non la trova. Di colpo qualcuno l’afferra. Signora, sua figlia sta bene, l’hanno presa. Romina registra solo due parole. L’hanno presa? Chi, cosa, come? L’uomo la guida in fondo alla piazza. Seduta sul palco c’è una bambina. Romina sgrana gli occhi. Si affretta, spalanca le braccia, stringe il suo tesoro tra le braccia. E ricomincia a respirare. Adele è tutta intera, sta bene. Oggi Romina ha 51 anni. Ha dato, e continua a dare tutta se stessa alle figlie. Elisa e Adele la cercano, le chiedono consiglio. Si fidano di lei. Romina si è sentita una madre orribile, inadeguata, ha vissuto per anni con i sensi di colpa. Poi ha deciso di perdonarsi. È una madre, è umana.