Lei è Silvia, vive a Torino. È sposata con Alessandro e desiderano tanto un figlio. È il 2018. Nasce Filippo. Silvia sperimenta una gioia mai provata prima. È sera. Riempie il biberon, Filippo si attacca subito. All’improvviso il suo visetto diventa blu. Silvia urla, non sa che fare, il suo piccolo non respira! Corrono in ospedale. Lo salvano per un soffio. Dopo tanti esami scoprono che è allergico alle proteine del latte vaccino. Silvia si sente morire. Il latte è ovunque, e per suo figlio anche una minuscola quantità può essere letale. Impara a somministrargli l’adrenalina in caso di emergenza, prende solo cibi selezionati. Ogni cucchiaio che gli dà, è una preghiera. Niente feste, pranzi fuori o merende dagli amici. Una sera provano a uscire a cena. Filippo prende in mano la saliera. Finisce in ospedale perché sull’oggetto c’erano tracce impercettibili di latte. Silvia si chiude in casa. Passa le notti a controllare il respiro del figlio. Lo porta al parco con il cuore in gola, disinfetta ogni superficie. Vive nella paura e nel terrore. Intanto Filippo cresce, inizia a essere insofferente, ha voglia di aria, di vita. Dovrebbe iniziare la scuola materna. Quelle statali hanno liste d’attesa lunghissime, Silvia prova con le private. Si scontra con la burocrazia, fa a pugni con l’ignoranza di chi la trova esagerata. Deve spiegare all’infinito che non è una semplice intolleranza, suo figlio può morire. I presidi alzano le mani, è una responsabilità troppo grande. Le maestre sono poche, i bambini tanti e con Filippo non ci si può permettere la più piccola distrazione. Al massimo possono tenerlo sul seggiolino, mentre gli altri bambini giocano. Silvia è arrabbiata. Si sente invisibile. Sarebbe disposta a chiudersi in casa per sempre se servisse, ma non è giusto. Suo figlio è impegnativo, la sua allergia è rarissima, ma lui esiste. E ha gli stessi diritti di tutti gli altri. Silvia lascia il lavoro e gira come una trottola per garantirgli quello che gli spetta. Oggi vivono a Teramo. Silvia ha finalmente trovato una scuola pronta ad accoglierli. È terrorizzata, ma Filippo sprizza gioia da tutti i pori. Ce la faranno, devono farcela.
Quattro anni chiusa in casa con mio figlio allergico grave, perché nessuna scuola lo voleva
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