Andreas sente le gambe tremare. Guarda il cielo, chiede alla moglie di aiutarlo. Si mette in ferie e affronta le cure con il suo bambino. Ma quella maledetta se lo sta portando via. Serve altro tempo. Andreas è disperato, non ce l’ha! Deve rientrare in fabbrica, altrimenti perderà il posto. Ma Julius non può stare da solo, ha bisogno di lui. Andreas lo ripete in lacrime alla responsabile delle risorse umane. È il mio bambino, ho paura di perderlo, non so che fare. La donna gli dà una pacca sulla spalla, poi lo congeda.
Andreas riceve una sua telefonata dopo qualche giorno. Tutti i suoi settecento colleghi gli hanno offerto le loro ferie. Persone che non l’hanno mai visto hanno dato tutto quello che potevano per permettergli di stare anche un solo giorno in più accanto al suo bambino. Andreas balbetta, piange, non sa che dire. Grazie.
Abbraccia suo figlio, non lo molla. Dice che la mamma li sta proteggendo dall’alto. Lottano insieme contro quel mostro. Per un anno intero. Poi tornano a casa. Julius sta meglio, il suo sorriso illumina il cuore. Andreas lo porta con sé in fabbrica, a conoscere quegli uomini e quelle donne che sono diventati la loro famiglia.