Lei è Nicole Grassi, ha 26 anni, vive a Crespellano, in Emilia Romagna.
Ha un compagno e una figlia di quasi due anni.
Sta cercando lavoro, ma durante i colloqui non vogliono sapere la sua esperienza, non valutano le sue capacità. L’unica cosa che interessa è: cosa fa se sua figlia si ammala.
Nicole è sconfortata, continua a cercare.
Ci tiene però a far sapere una cosa: “Se mia figlia si ammala, c’è il padre”.
Ha un compagno e una figlia di quasi due anni.
Sta cercando lavoro, ma durante i colloqui non vogliono sapere la sua esperienza, non valutano le sue capacità. L’unica cosa che interessa è: cosa fa se sua figlia si ammala.
Nicole è sconfortata, continua a cercare.
Ci tiene però a far sapere una cosa: “Se mia figlia si ammala, c’è il padre”.
“Sto facendo tanti colloqui di lavoro, appena dico che ho una figlia di 16 mesi, si scatena il panico: come faccio se si ammala?
Si tirano tutti indietro per paura che io possa fare assenze.
Sono due anni, da quando è finito il mio contratto, che dipendo dal mio compagno.
Lui lo fa volentieri, ma io vorrei avere in tasca dei soldi che mi sono guadagnata.
Vorrei spenderli senza sentirmi in colpa, fare un regalo a mia figlia che sia davvero mio, e dare un contributo al bilancio famigliare.
Invece purtroppo nel mondo del lavoro le donne partono ancora con un piede indietro. Anzi, direi dieci.
E comunque, se mia figlia si ammala, c’è il suo papà”.