Lei è Giorgina vive in Albania. Ha 12 anni. È timida, introversa, in mezzo alla gente si sente a disagio. Si rifugia nei libri. Giorgina studia molto, in classe la sua mano è sempre alzata. Le compagne lanciano occhiatacce, durante l’intervallo la prendono da parte. Chi ti credi di essere, secchiona? Sei proprio brutta, una sfigata. Insulti e prese in giro sono all’ordine del giorno. Giorgina piange in silenzio. Torna a casa. Mamma e papà vogliono sapere come è andata. Sorride. Poi si tappa in camera. Le risate rimbombano nelle orecchie, lacerano il cuore. Vorrebbe chiudere gli occhi e non svegliarsi più. Passa qualche tempo. È sera. Giorgina va a teatro con la famiglia. Tutte le ballerine sono vestite di nero, solo una indossa un abito rosso. Si avvicina alla altre, vorrebbe danzare con loro. Viene cacciata, additata, derisa. Giorgina sente le viscere contorcersi. È come guardarsi allo specchio. Si sente fragile, nuda. Scappa, corre a perdifiato fino a casa. Si chiude nel bagno. D’impulso apre la finestra. Il corpo si muove da solo. Fa un passo. C’è il vuoto. Poi un colpo secco. Giorgina è sull’asfalto. Le risate sono sparite. Non sente più nulla. È libera. Riapre gli occhi. Ha diverse fratture, ci vorrà tempo per rimettersi in piedi, ma è viva. Giorgina prova tanta rabbia. Urla, si dimena. D’improvviso si sente avvolta da qualcosa di caldo. Sono le braccia della sua mamma, del papà e delle sorelle. La stringono forte, piangono, la baciano. Si scusano per non aver capito. Tesoro, siamo la tua famiglia, siamo qui con te, parlaci, non sei sola. Giorgina piange. Voleva scomparire. Non aveva pensato alla sua famiglia. Non aveva capito di essere amata. Quell’amore forte, più potente di ogni cosa, diventa la sua corazza. Dopo mesi di riabilitazione, Giorgina torna in classe. Le risate non fanno più così male. Poco alla volta le ferite si rimarginano. Restano le cicatrici, e Giorgina ne va fiera. Oggi ha 30 anni. È un’imprenditrice. Ama la vita, e ama se stessa. Ha capito che tutto passa, ogni caduta serve per imparare a rialzarsi, più forti di prima. E una volta fuori dal buio, c’è uno splendido arcobaleno.
Non sopportavo più le prese in giro dei miei compagni, ho aperto la finestra e mi sono buttata
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