Lei è Maria Raso, madre di Michele, il ragazzo di 17 anni di Rivoli, in Piemonte, che si è buttato da un ponte nel 2017.
Ha sempre denunciato il bullismo subito dal figlio, che a suo dire l’avrebbe portato a compiere quel gesto.
In questi giorni il caso è stato archiviato come suicidio.
Nel giorno dell’anniversario della sua morte, qualcuno ha rovinato i cuori e la fotografia lasciati dalla famiglia sulla tomba.
Maria non si dà pace. Dice al Corriere: “Mio figlio è morto per istigazione al suicidio, non provo odio ma voglio giustizia”.
Ha sempre denunciato il bullismo subito dal figlio, che a suo dire l’avrebbe portato a compiere quel gesto.
In questi giorni il caso è stato archiviato come suicidio.
Nel giorno dell’anniversario della sua morte, qualcuno ha rovinato i cuori e la fotografia lasciati dalla famiglia sulla tomba.
Maria non si dà pace. Dice al Corriere: “Mio figlio è morto per istigazione al suicidio, non provo odio ma voglio giustizia”.
“Mio figlio Michele non è morto suicida, ma per istigazione al suicidio.
Fin dalle Medie è stato vittima di un bullismo becero e balordo.
Abbiamo sempre denunciato, ma per tutti erano solo cazzatine tra compagni.
Michele aveva un problema fisico, faticava a muoversi, aveva solo bisogno di un amico.
Invece i compagni gli sputavano addosso e lo spintonavano. Lo chiamavano zoppo, storpio, deforme.
Si sono presentati al funerale e hanno riso della foto che avevamo scelto per ricordarlo.
Nessuno si è mai scusato.
Nel giorno dell’anniversario della sua morte, qualcuno ha rovinato i cuori che avevamo lasciato sulla sua tomba.
Non provo odio verso chi ha compiuto questi gesti. Ma non mi arrendo. Voglio che mio figlio abbia giustizia”.