Lei è Morena. Ha 26 anni. Vive a Milano con il figlio di due anni. Manuel ha il diabete, ma è un bambino solare e vivace, non sta mai fermo. Da qualche tempo però Morena lo vede diverso. Si isola, è irrequieto, non sorride più. Fanno qualche visita, i risultati sono una mazzata. Manuel è autistico. Signora, suo figlio è grave, non parlerà mai, si scordi di mandarlo a scuola. Propongono di metterlo in una struttura per bambini come lui. Morena ascolta, registra, la testa si spegne. Davanti a lei vede un muro insormontabile. Si sente sola, impotente. Guarda il suo bambino, gli occhietti persi nel vuoto. Ha un fremito, una scossa. La rabbia sale, cresce, esplode. Mio figlio non va da nessuna parte! Prende il viso di Manuel tra le mani. Tesoro mio, la mamma è qui, non ti lascia, sorriderai ancora te lo prometto. Morena non vuole arrendersi a quella sentenza, a costo di sfondare il muro a testate. Si rimbocca le maniche e inizia a studiare. Legge tutti i libri possibili, passa giorni al computer. Vuole conoscere il nemico e affrontarlo a viso aperto. Intanto porta il figlio a fare terapia e logopedia. Tenta ogni strada. Si fa largo a gomitate, ci crede. Manuel ha 5 anni. Alza il visetto e le regala il sorriso più bello del mondo. Mamma! Morena piange di gioia. Il suo bambino c’è, è lì. Continua a scavare. Studia e diventa tecnico Aba. Conosce tante famiglie in difficoltà, bloccate dalla burocrazia, isolate. Si iscrive a Giurisprudenza. Vuole dare supporto, assicurarsi che tutti abbiano l’aiuto che gli spetta di diritto. Oggi Morena ha 38 anni, sta per laurearsi. Manuel è un adolescente chiacchierone, va a scuola, scrive, legge, ha tanta forza. Morena lotta ogni giorno. Per lui, e per chi ha bisogno. Dice di non arrendersi all’autismo, ma di capirlo, studiarlo e abbracciarlo. Credete nei vostri figli, hanno risorse che neanche immaginate. Il suo ometto le ha insegnato a trasformare la rabbia in determinazione. A seguire il suo istinto di mamma, e non fermarsi davanti a niente.
Mio figlio è autistico, dicevano che non avrebbe mai parlato. Io ho creduto in lui: avevo ragione
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