Lei è Caterina, vive a Firenze, in Toscana. È sposata con Guido, e ha ricevuto da poco la notizia più bella. È incinta. È il 2009, nasce Sofia, una bambina piena di vita. Caterina e il marito si divertono a immaginare come sarà da grande, i suoi occhi, le spalle, i capelli. Sono impazienti di vivere quel futuro. Intanto Sofia cresce, ha 2 anni. Corre al parco, d’improvviso perde l’equilibrio, cade. Si rialza, zoppica, apre la boccuccia, ma le parole non escono. Caterina è preoccupata, va in ospedale. Sofia ha una malattia rara, le toglierà vista, parola, movimento, tutto. Non c’è cura. Caterina vede il futuro tanto atteso andare in mille pezzi. Non ci sta. Stringe al petto la sua piccola. Gira l’Italia, chiede, implora. Il verdetto è sempre lo stesso. Caterina è disperata, Sofia invece scalpita, vuole andare a giocare. Caterina si blocca. Il sorriso della figlia è come uno schiaffo. Fa male, e la scuote. Smette di inseguire il futuro, e vive il presente. Vanno al parco. Si sdraiano nell’erba, cercano le coccinelle, giocano a nascondino. Caterina mette la musica. Sofia non si regge in piedi, il suo papà la prende in braccio. Ballano e cantano fino a sera. Fanno una gita al mare. Caterina gusta lo stupore di Sofia mentre tocca per la prima volta la sabbia. Affonda le mani nella spuma, fa una smorfia perché l’acqua è salata. E ride, ride. È il 2017. Sofia non muove più un muscolo. Caterina la ricopre di baci e carezze. Il giorno in cui chiude gli occhi per sempre, la stringe tra le braccia. Grazie piccola mia, sono stati otto anni meravigliosi, pieni di vita. Anche quando non riusciva più a camminare, Sofia non ha mai smesso di sorridere. Caterina ricomincia da quel sorriso. Oggi racconta la sua storia alla sorellina, arrivata come un fulmine a ciel sereno poco dopo che Sofia era volata in cielo. Come volesse ricordarle che si può, si deve vivere. Sempre, nonostante tutto.
Mia figlia non vedeva, non camminava, non parlava, non smetteva mai di sorridere
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