Lei è Mara. Vive a Torino. È sposata e ha un figlio. È il 2019. Mara si sente volare, è incinta per la seconda volta. Immagina la gioia, assapora l’emozione del primo vagito. La gravidanza scorre serena. Arriva al settimo mese. Si sdraia sul lettino per un controllo, è raggiante. Il ginecologo invece è serio. Qualcosa non va, la bambina non cresce, deve nascere, subito. Preparano un cesareo d’urgenza. Mara non riesce neanche a piangere. Un peso sul petto le toglie il respiro. Si sveglia di soprassalto. Ha sentito un pianto. La mia bambina, fatemela vedere. La piccola Giada è un batuffolo di capelli scuri. Mara strofina la guancia contro la sua, vorrebbe stringerla, dirle che andrà tutto bene, ma Giada finisce subito nell’incubatrice. Mara è devastata. Niente sorrisi, nessuna gioia, solo sguardi preoccupati. I medici parlano sottovoce, lanciano sentenze incomprensibili e se ne vanno. Mara è immobile nel letto, i punti freschi, il cuore pronto a esplodere. Passa qualche giorno. I medici azzardano un’ipotesi. Giada potrebbe avere una malattia genetica rara, ci vorranno almeno sei mesi per avere la conferma. Mara non crede alle sue orecchie. Quel tempo è un’eternità, una tortura. Cerca di pensare positivo, ma attorno a lei è un coro di poverina, ci dispiace. È insopportabile. Tutti hanno già deciso il destino della sua bambina. Mara freme di rabbia. E anche se fosse malata? Giada respira, muove le manine, si attacca al seno con una forza surreale. È viva. Il resto si affronta. Mara non ha tempo di piangersi addosso, la sua piccola ha bisogno della mamma. Inizia subito con la fisioterapia, massaggi, logopedia, coccole e tanto amore. Un anno dopo, l’ipotesi diventa certezza. Mara si concede un giorno per piangere, poi ricomincia a correre. Oggi Giada ha 3 anni, riesce a fare piccoli passi, gioca con gli altri bambini, porta gli apparecchi acustici e si illumina appena vede il fratellino. Mara ha scoperto che non c’è limite alla forza che può tirare fuori. La sua bambina le ha insegnato che il dolore si può, si deve affrontare. E che oltre, c’è uno splendido arcobaleno.
Mia figlia ha 3 anni, fa piccoli passi, e gioca con gli altri bambini
Giada nasce prematura, ma ha tanta voglia di vivere. Muove le manine, si attacca al seno con una forza incredibile. Mara è incredula, la sua bambina le ha dato una bella lezione di vita.
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