Ha una figlia di 12 anni, si chiama Maria Francesca e frequenta una scuola di danza.
È stata esclusa dal saggio finale perché, a detta dell’insegnante, sarebbe impacciata nei movimenti, e avrebbe potuto rovinare l’esibizione.
Giuseppina e il marito hanno deciso di ritirare Maria Francesca da quella scuola. Sono costretti a mentire alla figlia che chiede di poterci tornare. Come possono dirle che lì non è la benvenuta?
Hanno scritto una lettera al ministro per le disabilità.
La strada da fare per la vera inclusione è ancora lunga.
“Mia figlia ha la sindrome di down, ama la danza così l’abbiamo iscritta a una scuola.
L’anno scorso, senza motivo, è stata tolta dal gruppo delle sue amiche e inserita in quello delle ballerine più piccole.
Non è facile per lei socializzare con chi non conosce. Non l’ha presa bene.
Speravamo che la situazione si stabilizzasse, invece di recente abbiamo scoperto che era stata esclusa dal saggio finale.
L’insegnante ha detto che era impacciata nei movimenti, non riusciva a seguire, e ad andare a tempo: avrebbe rovinato tutto.
È stato un duro colpo, per noi e per lei che ha capito. Abbiamo deciso di ritirarla da quella scuola a cui era affezionata.
Lei fa domande, vuole tornare a ballare, io sono costretta a dirle che è chiusa.
Avere in famiglia una persona con disabilità vuol dire trovare spesso le porta chiuse.
Nella nostra città, e nella società, il percorso per una vera inclusione è ancora lungo”.