Lui è Troy. Vive a Sacramento, negli Stati Uniti. Mentre i genitori si spaccano la schiena per portare il pane a casa, lui bada ai sette fratelli. È il 2019. Troy ha 10 anni. Suona la sveglia. Si alza, aiuta la mamma a vestire i più piccoli, fa colazione e si prepara per andare a scuola. Cammina fino alla fermata, lo scuolabus arriva puntuale alle otto. Troy saluta l’autista. È una nuova, una donna. La osserva. Sente un odore strano. Sembra fumo, e alcol. Possibile? Dal fondo dell’autobus gli amici lo chiamano. Troy li raggiunge, si perde nelle chiacchiere. Passa qualche minuto. L’autobus prende una curva, sbanda. C’è il semaforo rosso, l’autista non si ferma, accelera. All’incrocio gira a destra, con le ruote anteriori sale sul marciapiede. I bambini sobbalzano sui sedili, ridono, si divertono. Troy è preoccupato, schiaccia il naso sul finestrino, tiene gli occhi fissi sulla strada. L’autobus è lanciato a tutta velocità. Poi frena all’improvviso. I bambini cadono in avanti, qualcuno sbatte la testa, qualcuno scoppia a piangere. L’autista se ne frega e schiaccia l’acceleratore. Supera la scuola, imbocca l’autostrada, sempre più veloce. Troy ha il cuore a mille. Parla agli amici. Sentite, io chiamo la polizia. I bimbi si spaventano. Sei impazzito, ti caccerai nei guai. I grandi ti sgrideranno. Troy butta l’occhio sulla strada. L’autobus fa zig zag tra le macchine. Che mi sgridino pure. Rovista nello zaino, prende il cellulare. Gli amici lo pregano. Mettilo via! Troy fa di testa sua. Compone il numero della polizia. Chiede aiuto. In un attimo arriva una volante. Taglia la strada all’autobus e lo costringe a fermarsi. I poliziotti fanno scendere l’autista. L’alcol test parla chiaro. La donna è ubriaca fradicia. La portano in centrale. Poi vanno dai bambini. Chi di voi ci ha chiamato? I piccoli sono terrorizzati. Troy si fa avanti. Sono stato io! Sgridatemi pure se dovete, ma sappiate che lo rifarei. Gli agenti scoppiano a ridere. Sgridarti? Hai salvato la vita dei tuoi amici, dovremmo darti una medaglia.
Lui è Troy
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