Lui è Ted. Nasce nel Vermont. Il padre non sa chi sia. La madre nemmeno. Nel senso che lui una madre ce l’ha, si chiama Elenor, e ci vive sotto lo stesso tetto. Ma gli hanno detto che è sua sorella. Ted cresce in casa dei nonni, convinto che siano i suoi veri genitori. Il nonno è violento. Picchia la moglie, la figlia, il cane. È il 1950. Elenor cambia nome e si trasferisce con Ted in un’altra città. A un incontro per single conosce Johnny Bundy. Fa il cuoco in ospedale. Si innamorano. Si sposano. Ted prende il suo cognome. Johnny cerca di farlo sentire parte della famiglia. Ted lo disprezza. Ted ruba, è un bullo. Poi cambia registro. Studia, si impegna, si interessa di politica. Frequenta una ragazza di buona famiglia. Lei lo lascia. Lui patisce. È il 1967. Ted ha 21 anni. Trova il suo certificato di nascita. Scopre che sua sorella in realtà è sua madre. Cade in una profonda depressione. Poi si iscrive all’università. Studia Legge e Psicologia. Si iscrive al Partito Repubblicano. È una giovane promessa della politica. Ha una nuova fidanzata. Tutto sembra andare per il meglio. Siamo nel 1974. Una ragazza viene picchiata e violentata. Nei mesi successivi scompaiono 7 ragazze. Qualcuna viene ritrovata. Morta. Ted viaggia, si sposta, cambia Stato. Ovunque arrivi, scompaiono donne. La polizia indaga. È il 16 agosto 1975. Ted è in Colorado. Viene fermato per eccesso di velocità. In macchina gli trovano una spranga e un passamontagna. Viene riconosciuto da una testimone. Lo processano. Ted scappa dal tribunale saltando giù da una finestra. Lo riprendono. Evade di nuovo. Uccide altre due ragazze e una bambina. Viene fermato alla guida un’auto rubata. Picchia un poliziotto. Viene processato. Ted si difende da solo. Niente avvocati. Lo condannano a morte per aver ucciso 36 persone. Prima della sentenza il giudice lo invita a prendersi cura di se stesso, gli dice figliolo lei è un uomo giovane e brillante, avrebbe potuto essere un buon avvocato. Ted Bundy muore sulla sedia elettrica il 24 gennaio del 1989.
Lui è Ted
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