Lui è Roberto. Vive a Pordenone, in Friuli-Venezia Giulia. Ama lo sport, fa calcio, nuoto, ciclismo. Le sfide lo spingono ad andare oltre i suoi limiti. Roberto ha una famiglia unita, la mamma dice sempre che chi aiuta gli altri, aiuta se stesso. È il suo esempio. Roberto cresce, ha 45 anni. Attraversa un momento difficile dal punto di vista lavorativo e personale, regge il colpo, finché succede qualcosa che gli spezza le gambe. Ha un esaurimento nervoso, finisce in ospedale. Non è grave, ma deve riposarsi. Roberto non riesce a stare fermo. Sgattaiola nei corridoi, parla con i pazienti, si ritrova in un reparto che sembra un bunker. È pieno di bambini, i loro sguardi trafiggono il cuore. In quelle stanze grigie i piccoli malati di cancro fanno terapia. Non ci sono soldi per renderlo più accogliente. Roberto è sconvolto. Pensa alle persone che lottano per vivere, a chi non ce la fa, a quei piccoli che affrontano il momento più duro della loro esistenza. Deve fare qualcosa. Non ha soldi, possiede solo una bicicletta. Una volta dimesso, monta in sella. Prepara un itinerario da urlo. Quasi mille chilometri in solitaria, attraverso sette passi di montagna, fino allo Stelvio, il secondo valico più alto d’Europa. Roberto lancia una raccolta fondi e parte. La sua bici è come una penna che scrive poesie sull’asfalto, e lui vuole che il messaggio arrivi forte e chiaro. Si ferma solo per mangiare. La fatica è immensa, ma sente sulle spalle il peso di quei bambini. Deve andare avanti, per loro, per se stesso. A ogni pedalata l’ansia che lo attanagliava si fa più leggera. In settantadue ore raggiunge la cima. Roberto urla di gioia. Si sente libero, leggero, ha curato se stesso, e ha conquistato una cosa preziosa. Oggi quel reparto dell’ospedale è pieno di colori, sembra di stare in un bosco incantato, i bambini lo adorano. Roberto non ha intenzione di fermarsi. Vuole promuovere l’amore per lo sport, la bellezza di attraversare la natura su due ruote senza disturbare o inquinare. E vuole fare qualcosa di concreto per gli altri, proprio come diceva la sua mamma.
Lui è Roberto
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