Lui è Riccardo. Nasce a Campegine, in provincia di Reggio Emilia, nel 1930. Il padre è un contadino e il sindaco del paese. La casa di Riccardo è ricca di libri. Lui è un bambino, li osserva ammirato. I genitori lo mandano a scuola, ma i risultati sono scarsi. Riccardo non sopporta le regole, e la matematica. Finite le lezioni fugge a casa, niente giochi con gli amici, Ha altri pensieri, i libri della biblioteca del padre. Li tocca, li sfoglia, legge. Ha 7 anni. Riccardo si becca l’ennesima lavata di capo dalla maestra e se la dà a gambe. Corre dai genitori. Io a scuola non ci torno. Non c’è verso di fargli cambiare idea. Il padre lo mette a lavorare nei campi, gli insegna tutto, ma Riccardo è distratto. Non può farci niente, in testa ha solo i libri, altro che piante e animali. Tutte le volte che può si chiude nella sua stanza e legge. Un giorno gli capita tra le mani un volume di Tolstoj. È subito amore, la Russia lo affascina. Vuole conoscerla. Prende i suoi risparmi, corre in paese e compra una grammatica. Si mette d’impegno e impara il cirillico, da solo. Da quel momento parte la caccia ai volumi in lingua originale. Riccardo cresce. Ha 18 anni. Si sveglia alle due di notte, si mette alla scrivania e affonda il naso tra le pagine fino alle 9 del mattino. Si appassiona alla storia dei popoli siberiani, dei mongoli, studia dialetti e lingue scomparse, annota il significato delle parole sulla carta del mangime per le vacche, poi mette tutto insieme e scrive dei dizionari. Le sue opere suscitano interesse, le case editrici le pubblicano. Il nome di Riccardo Bertani viaggia nelle università e arriva fino in Russia. Professori e studiosi vogliono conoscere questo incredibile linguista, lo invitano a tenere conferenze e lezioni, ma lui rifiuta. Ha paura che il mondo vero lo deluda, preferisce guardarlo dalla scrivania della sua casetta al paesello. Riccardo ha 90 anni. Conosce più di 100 lingue, non ha la patente e a parte i documentari, non guarda la televisione. Internet? Ma va là.
Lui è Riccardo
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