Lui è Omar. Nasce in Colombia. La famiglia è povera, si trasferisce a New York con il sogno di un futuro migliore. Omar cresce. Ha 28 anni. Perde la vista a causa di una malattia. È una mazzata. La depressione lo travolge. La moglie lo trascina da un’associazione che addestra cani per non vedenti. Gli propongono un Labrador dal pelo giallo. Si chiama Salty. Vedrà, le cambierà la vita. Omar è riluttante. Cosa potrà mai fare per lui un cane? Ogni mattina Salty lo costringe a uscire di casa. Lo guida per chilometri tra le strade della città. Omar riscopre il gusto di camminare libero, senza paura. È l’11 settembre del 2001. Omar si alza presto, si prepara. Salty lo guida nel suo ufficio dentro la Torre Uno del Word Trade Center, dritto fino al settantunesimo piano. Omar si mette al computer, Salty sonnecchia ai suoi piedi. Passa qualche ora. Omar sente un boato. Una raffica di vento lo colpisce in pieno viso. I vetri vanno in frantumi. Il pavimento trema. I colleghi urlano. Omar non capisce. Resta lì, paralizzato dalla paura. Qualcosa lo colpisce alla gamba. È Salty. Corre avanti e indietro. È agitato. Gli sta dicendo che sono in pericolo. Omar si riprende dallo shock. Allunga la mano. Salty gli porge il guinzaglio. Devono andarsene, subito. Lo guida verso le scale. Scendono. La rampa è stretta. C’è un viavai continuo di persone, vigili del fuoco che salgono, gente che scappa. È il caos. Omar lascia la presa. Vai Salty, salvati almeno tu. Un nasino freddo gli sfiora la mano. Salty non ha intenzione di abbandonarlo. Omar trattiene a stento le lacrime. Salty abbaia. C’è poco tempo. Riprendono a scendere. Il caldo e il fumo sono insopportabili. Passa più di un’ora. Omar mette il piede sull’ultimo gradino. Si ferma. Vuole riprendere fiato, ma Salty lo strattona, Omar gli corre dietro. Passa qualche minuto. C’è un rumore assordante. La gente urla. La torre è crollata! Quando sono abbastanza lontano Salty si ferma. Omar è esausto. Crolla a terra. Si tocca gambe, braccia, viso. È salvo. Salty si accuccia al suo fianco. Omar piange, lo abbraccia.
Lui è Omar
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