“Il signore abbracciato a me è venuto a pranzo da PizzAut, l’ho subito notato per i suoi tatuaggi e il suo sorriso accogliente.
Il signore abbracciato a me fa di professione il tatuatore, mentre io sul corpo non ho nemmeno un tatuaggio.
Il signore abbracciato a me ha mangiato la pizza, è andato alla cassa e ha voluto pagare l’ordinazione 1000 euro.
Non vi dirò il suo nome, e nemmeno il nome del suo studio perché il signore abbracciato a me non è in cerca di pubblicità.
Il signore abbracciato a me crede però che si possa costruire un mondo migliore per tutte le persone autistiche.
Compreso il suo magnifico bimbo”.
Il signore abbracciato a me fa di professione il tatuatore, mentre io sul corpo non ho nemmeno un tatuaggio.
Il signore abbracciato a me ha mangiato la pizza, è andato alla cassa e ha voluto pagare l’ordinazione 1000 euro.
Non vi dirò il suo nome, e nemmeno il nome del suo studio perché il signore abbracciato a me non è in cerca di pubblicità.
Il signore abbracciato a me crede però che si possa costruire un mondo migliore per tutte le persone autistiche.
Compreso il suo magnifico bimbo”.
Lui è Nico Acampora, padre di un ragazzo autistico, fondatore di Pizzaut, la pizzeria gestita da giovani persone autistiche a Cassina de’ Pecchi, alle porte di Milano.
È entrato un cliente, con degli amici. Hanno ordinato tre pizze.
Finito di mangiare l’uomo si è alzato, è andato alla cassa, ha voluto pagare mille euro.
Un dono, fatto da un padre, come Nico, che crede nell’inclusione, nelle opportunità per tutti, nei piccoli gesti che rendono il mondo migliore.