Lui è Michelangelo Merisi. Nasce a Milano nel 1571. Il padre lavora nei cantieri delle chiese, finché un brutto giorno la peste se lo porta via. Michelangelo è ancora un bambino, tocca a lui rimboccarsi le maniche. Cresce in fretta, ha 13 anni. È insofferente alle regole, fa sempre di testa sua, però dipinge che è una meraviglia. La madre guarda i suoi lavori. Figlio mio il tuo carattere ti ucciderà, ma il tuo talento ti salverà. Caravaggio lavora nella bottega di Tiziano. Riproduce i movimenti del maestro. È affascinato dal modo in cui la luce colpisce gli oggetti, illumina le persone. Prova a riprodurre quell’effetto sulla tela. Non ci riesce. Spacca tutto. Non basta. Caravaggio esce, cerca la rissa, la trova. Mena le mani che è un piacere. Gli amici lo tirano fuori dai guai, Caravaggio ci si ributta dentro. A un certo punto ne combina così tante che gli tocca fuggire. Arriva a Roma. È ospite di un monsignore. Vitto e alloggio in cambio dei servigi come pittore. Caravaggio lo chiama Monsignor insalata, perché è l’unica cosa che si ritrova nel piatto ogni sera. È una vita noiosa, non fa per lui. Se ne va. Tira avanti facendo ritratti, dipinge cesti di frutta, poco alla volta conosce altri artisti, entra negli ambienti giusti. Le sue opere sono finalmente apprezzate. I nobili romani restano folgorati dai suoi quadri. Caravaggio è famoso per i suoi giochi di luce. E per il suo caratteraccio. Bastona un nobile per una parola fuori posto. Finisce in galera. Appena esce, ricomincia. È il 1606. Caravaggio sta giocando una partita di pallacorda. Scoppia una discussione con un avversario. C’è di mezzo una donna. Ha posato per Caravaggio diverse volte, all’altro non è andata giù. Caravaggio rimane ferito. Il suo avversario muore. Stavolta la pena è esemplare. Decapitazione. Caravaggio è terrorizzato. Dipinge scene di teste mozzate. Quasi sempre, il decapitato è lui. Le sue teste sono così belle che un uomo potente intercede e lo salva. Caravaggio ripensa alle parole della mamma. Forse è il caso di mettere la testa a posto. Forse. Prepara la saccoccia, e guarda la città eterna per l’ultima volta.
Lui è Michelangelo Merisi
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