Lui è Mauro. Nasce a Nettuno, Roma, nel 1983. Ha pochi mesi, vede la madre muovere le mani. Mauro la imita, stringe il pugnetto contro la guancia. Impara che quel gesto significa mamma. I genitori sono sordi, lui no, ma quello dei segni diventa la sua lingua. Mauro cresce. È un bambino allegro, con un carattere forte, Accompagna la madre al supermercato, comunica con con lei tramite i segni. Mauro vede gli sguardi di chi li circonda, sente le persone fare commenti ad alta voce su di loro, tanto non sentono. Mauro sta al gioco, finge di essere sordo, poi d’improvviso si gira e parla. Spiazza tutti. Le facce imbarazzate della gente sono la sua rivalsa. Mauro ama la musica. Fa lunghi viaggi in macchina con i genitori, vuole sempre ascoltare la radio. Passano Di sole e d’azzurro di Giorgia. Mauro si diverte, canta, invece di usare la voce fa ricorso ai gesti, non ci pensa, gli viene spontaneo. La madre lo osserva dallo specchietto retrovisore, si gira. Mauro arrosisce, si blocca. Non smettere, continua. Mauro si vergogna, ma la accontenta, muove le mani, canta con il corpo. La madre appoggia il palmo sulla cassa della radio, sente le vibrazioni, guarda il figlio. È commossa. Grazie, così la sento anch’io. Mauro ha 14 anni. Si scrive a danza classica e moderna, poi sperimenta anche il teatro, vuole che i genitori e le persone come loro possano godersi la musica come tutti gli altri. Studia, diventa un interprete di canzoni in lingua dei segni. È il 2020. Mauro riceve una telefonata. Il gruppo musicale Le vibrazioni ha visto una sua performance, sono rimasti colpiti, vogliono che si esibisca insieme con loro. Mauro è incredulo, pensa a uno scherzo, quasi riattacca. È il 4 febbraio. Mauro Iandolo sale sul palco di Sanremo. Canta, con i segni, con il corpo, con le espressioni. Sa che i genitori da casa lo stanno guardando. Questo è per te mamma, per tutte le volte che ti hanno fatto sentire diversa, per quel medico che da ragazza ti ha detto che eri sorda e per questo non ti saresti mai sposata.
Lui è Mauro
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