Lui è Mario. Vive a Secondigliano, alle porte di Napoli. Ha 20 anni. Cerca lavoro, ne ha un bisogno disperato. Bussa a tutte le porte, gira per la città in compagnia del suo fedele amico Dik, un pastore tedesco dal quale non si separa mai, nemmeno la notte. Squilla il telefono. È la chiamata tanto attesa. La buona novella è la parola occupazione, quella brutta è la località, in Piemonte, lontano da casa. Mario sarebbe l’uomo più felice del mondo se solo riuscisse a sciogliere quel nodo in gola. È il giorno della partenza. Lo guarda un’ultima volta negli occhi. Perdonami. Affida il suo Dik a un contadino, sale in macchina, si volta, la sagoma del suo amico si fa sempre più piccola, come la lama che si conficca nel suo petto. Lo ha tradito. Passano gli anni. Mario si arrabatta tra un lavoro e l’altro, nel frattempo si sposa, ha dei figli. Gira l’Italia in lungo e in largo, finché torna nella sua terra per godersi la pensione. È il 2019. Mario ha 65 anni. Cammina verso la stazione, incrocia due cagnolini. Hanno gli occhioni tristi. Mario si porta una mano sul petto. Prosegue, passa davanti a una discarica, un muso fa capolino dai rifiuti. È pelle e ossa, e non smette di fissarlo. Mario non riesce a muoversi, è pietrificato. Scoppia a piangere. Si avvicina, gli fa una carezza, mentre si asciuga le lacrime vede cani ovunque, sbucano da ogni dove. Sono almeno una trentina. Dopo un’ora riprende la via di casa. La notte non riesce a chiudere occhio, si rigira nel letto, il giorno dopo corre in comune. Chiede un aiuto per costruire un rifugio per randagi, viene accompagnato all’uscita. Mario insiste, riceve porte in faccia, intanto torna in discarica con sacchetti pieni di cibo. I cani imparano a conoscerlo, si fidano, gli fanno le feste. Mario non si ferma più, raccoglie randagi, si cala in un burrone per un bastardino, salva un cucciolo da un edificio in fiamme. È una missione, la sua ragione di vita. Oggi Mario ha 68 anni. Ha costruito un rifugio per animali. Li accoglie, li guarda tutti negli occhi, gli sembra di rivederlo.
Lui è Mario
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