Lui è Luis. Vive in un orfanotrofio della Colombia. Ha pochi ricordi dei suoi genitori, ma in quel posto si è fatto tanti amici, non è mai solo. È il 1990. Luis ha 7 anni. Sta giocando, d’improvviso lo chiamano. Un uomo e una donna sono venuti dall’Italia apposta per lui. Ti andrebbe di chiamarci mamma e papà? Luis non crede alle sue orecchie, si sente il bambino più fortunato del mondo. Saluta tutti, sale in macchina, guarda fuori dal finestrino, fa ciao con la manina agli amici che diventano sempre più piccoli. Ha il magone. Arriva in Veneto. La casa è bellissima, la sua nuova famiglia ancora di più, Luis si abitua in fretta. Il tempo passa. Ha 19 anni. Finisce la scuola alberghiera, lavora come cameriere. Sta in mezzo alla gente, chiacchiera, si diverte, ogni tanto pensa al vecchio orfanotrofio. Intanto avverte un dolore sempre più insistente alle gambe. Il medico è categorico. Cambia mestiere, non puoi passare tutte quelle ore in piedi. Luis è disperato. Non ha un piano di riserva, ma non è tipo da stare in panciolle. In attesa di schiarirsi le idee, presta servizio civile. Gira sull’ambulanza, dà una mano, due, anche un piede se serve. Gli piace da matti, così tanto che si rituffa sui libri, diventa operatore socio sanitario e trova lavoro in un centro disabili. È il 2020. Arriva la pandemia, il centro chiude. Luis si rigira nel letto, accende la televisione, la spegne, afferra il giornale. Una coppia di anziani non riesce a fare la spesa, ha bisogno di beni di prima necessità. Luis non riesce a starsene con le mani in mano, corre in comune, fa, disfa, fino a quando si presenta alla porta della loro casa con un carico di cibo e medicine. In cambio riceve il sorriso più bello mai visto sulla terra, e un grazie che sgorga come sorgente dal più profondo del loro cuore. Luis non capisce più nulla. Pensa a quando era bambino, ai suoi amici che lo osservano mentre si allontana a bordo di quella macchina. Deve fare qualcosa, deve restituire quello che ha ricevuto. Assiste i malati, accompagna le persone in ospedale, non si ferma più, nemmeno quando riprende a lavorare. Qualcuno gli dà del matto. Chi te lo fa fare, nemmeno ti pagano! Luis sorride.
Lui è Luis
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