Lui è Luca. Nasce a Palermo nel 1992. I genitori sono insegnanti, Luca riceve un’educazione severa e rigorosa. Ha 7 anni. Il padre lo porta a vedere una partita di Football americano. Luca non sa niente, non conosce le regole, ma ne resta affascinato. I caschi, i paraspalle, le grida. È tutto fantastico, i giocatori gli sembrano come dei supereroi. Luca si fa una promessa, diventerà come loro. Cresce. I genitori lo iscrivono al liceo classico, vogliono che riceva la migliore istruzione. Luca apre il libro di latino, legge due righe, lo richiude. Non fa per lui. Ha ben altro per la testa. Ama i motori, invece di passare il pomeriggio sui libri si chiude nell’officina di un meccanico. Gli studi ne risentono, i professori gli tirano le orecchie. Colloqui su colloqui, la tiritera è sempre la stessa. È intelligente, ma non si applica, se continua così non combinerà mai nulla nella vita. Luca ingoia. Si fa rimandare in inglese, perde un anno. I genitori provano a dargli una raddrizzata, ma Luca non vuole tornare in quella scuola. Sceglie un istituto tecnico. È il 2010. Un amico gli chiede se ha mai pensato di giocare a football. Sei alto, ben piazzato, vieni a fare un giro. Luca si illumina. È il suo momento. Indossa la divisa e gioca. Preso il diploma, si trasferisce a Milano, studia marketing, ma non smette mai di allenarsi. I risultati in campo sono ottimi, sui libri un po’ meno. Il giudizio è sempre lo stesso. È svogliato. Passa qualche anno. Una squadra scozzese lo vuole nel suo campus. Luca accetta la sfida. Molla tutto e parte. È un ottimo atleta, ma vuole mettere a tacere quelli che l’hanno giudicato. Rispolvera gli studi in economia. Crea un marchio e comincia a commercializzare prodotti siciliani negli hotel di lusso. Va alla grande. Al punto che dopo la laurea ringrazia e parte per gli Stati Uniti. Vi faccio vedere io come non mi applico. Luca Rubino ha 28 anni. Si occupa di marketing per un prestigioso marchio di automobili. È un imprenditore di fama mondiale.
Lui è Luca
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