Lui è Luca. Ha 20 anni. È un militare, fa parte del corpo degli Alpini, parte per una missione in Afghanistan. È il 2011. Luca e il suo compagno sono di guardia a un avamposto. Degli uomini si avvicinano. Indossano la divisa, sembrano amici. Luca abbassa l’arma. Sente il rumore di uno sparo, si tocca il corpo. È sangue. Il dolore è fortissimo. Luca allunga la mano verso il compagno, cade a terra. Cala il buio. Passa un tempo indefinito. Luca apre gli occhi. Si ritrova attorniato dai dottori, c’è anche la sua fidanzata. Cosa è successo? Le parole dei medici gli gelano il sangue. Sei stato colpito, hai rischiato di morire, siamo riusciti a salvarti per miracolo, il tuo compagno purtroppo non ce l’ha fatta. Luca stringe i pugni, ci prova. Il terrore lo assale. Il mio corpo, perché non sento il mio corpo? I medici non sanno come dirglielo. Ci dispiace, sei rimasto paralizzato, puoi muovere solo la testa, sarà sempre così. Luca chiude gli occhi. La riabilitazione è sfiancante e dolorosa. Mesi di sforzi disumani, alla fine ruota solo un polso. È deluso, scoraggiato. Tenta di andare avanti, si sposa, dopo qualche tempo nasce Bianca. Luca la guarda, il cervello manda un impulso che il suo corpo non raccoglie. Vuole prendere in braccio la sua bambina, vuole accarezzarla e giocare con lei. Perché non può farlo! Perché? La rabbia lo assale, poi sprofonda nella paura. Che razza di padre potrò mai essere? È il 2018, moglie e figlia rientrano a casa. Luca è assopito. La bambina si arrampica sulla carrozzina, si siede sulla sua poltrona preferita, allunga le manine verso la sua faccia. Papà! Luca prova una rabbia infinta. Gli viene da piangere. Non può andare avanti così. Deve fare qualcosa. Anima e corpo si fondono. Le sue braccia si sollevano e si protendono verso la figlia. Luca la sta toccando, la accarezza, le regala l’abbraccio più bello del mondo. Oggi Luca è un atleta paralimpico di tiro a segno, ed è il primo tetraplegico che è entrato nella capanna Margherita, sul Monte Rosa, il rifugio più alto d’Europa. Lassù, in cima, ha sollevato il braccio, e ha toccato il cielo con un dito.
Lui è Luca
Altre storie simili:

Vivo a Sassari, lavoro a Cagliari, 500 km al giorno, ma non mi cambiano sede
Lorena ha 39 anni due figli, fa la postina, non vuole scegliere tra carriera e famiglia.

Lui è Francesco Paolicelli
Lui è Francesco Paolicelli, 49 anni, docente universitario. Ha un figlio disabile, con cui viaggia per tutta Italia senza problemi. In questi giorni è in vacanza a Roma con la

MI SENTIVO SOLO, NON USCIVO DI CASA. IL SUO SORRISO MI HA RIDATO FIDUCIA NELL’AMORE
Andrea era un uomo ferito, Gianluca gli ha teso la mano. Sono sposati. Si amano.