Lui è Kris. Ha 31 anni, vive a Oso, Stati Uniti, fa il falegname. È il 22 marzo del 2014. Piove molto, Kris sta andando in discarica. Squilla il telefono, è la moglie. Urla, piange, è isterica. Che succede? C’è stata una frana, la montagna è crollata. Cosa? La linea cade. Kris salta in macchina, torna indietro, sua moglie e i suoi 4 figli sono in pericolo. Imbocca l’autostrada, è il caos. Fango, detriti, in mezzo alla carreggiata c’è il tetto di una casa, proseguire è impossibile. Kris non ha scelta. Salta giù dall’auto. Corre. È disperato. Deve salvare la sua famiglia, a qualunque costo. Il fango gli arriva alle ginocchia, Kris si fa largo tra tronchi e pezzi di cemento. Sente una voce, qualcuno chiede aiuto. Il cuore di Kris batte all’impazzata. Avanza. Il fango gli arriva alla vita. Dai detriti spunta una mano. C’è una donna intrappolata, ha una grossa ferita alla testa, in braccio stringe un bambino. Kris non pensa, agisce. Scava, estrae il bimbo, lo avvolge nella sua felpa, non respira, e adesso? In quel momento arrivano altri uomini, Kris affida loro il bambino e la donna, prosegue. Davanti a lui ci sono due case distrutte, grida, lamenti. C’è un uomo schiacciato tra le macerie. È impossibile tirarlo fuori a mani nude. Kris si gira, cerca aiuto. Vede un piede, lì sotto c’è anche qualcun altro. Si butta nel fango, scava. L’uomo ha perso le mani, è ricoperto di sangue. Kris cerca di restare lucido, per fortuna arrivano i soccorsi, Kris indica il punto in cui si trova anche l’altro uomo, lascia tutto nelle loro mani e riprende a camminare. Spera, prega che la sua famiglia sia viva. Dopo qualche ora Kris raggiunge la sua casa, o quello che ne resta. No, no. Kris urla, chiama i suoi figli, cerca ovunque. Silenzio. Kris è disperato. Torna indietro, corre in strada, gli serve aiuto. Arriva un’auto, si ferma poco lontano. Scende una donna. È sua moglie. Kris urla, le corre incontro, la abbraccia, piange. Lei e i bambini sono riusciti a scappare. Stanno tutti bene.
Lui è Kris
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