Lui è Josh. Vive a Telford, nel Regno Unito. Ha 5 anni. È agosto. Il papà è andato al lavoro, Josh è in casa con il fratellino e la mamma Caroline. Guarda fuori dalla finestra. Piove, deve rinunciare alle consuete esplorazioni in giardino. Josh corre in camera, prende il baule dei giochi, lo rovescia sul pavimento, conta le macchinine. Sono tantissime! Modellini da corsa, auto di lusso, camion, la volante della polizia, il furgone dell’ambulanza e dei pompieri. Josh ne acchiappa una e la fa scivolare sul corrimano della scala. È una scheggia! Corre a prenderne un’altra, sente un tonfo dal piano di sotto. Josh si spaventa, chiama la mamma. Nessuna risposta. Mamma? Mamma! Si sporge dalla scala. La sua mamma è stesa per terra. Josh scende di corsa, si avvicina. Mamma, apri gli occhi! Le accarezza il viso. Svegliati mamma! Niente. Josh sente il fratellino piangere nella culla, si agita. Scuote la mamma, si accorge che in una mano stringe ancora la sua macchinina. Si ferma, la guarda. È metà rossa e metà bianca, sopra ci sono una croce blu e un numero. Josh la solleva in aria. Muove le labbra, legge, ripete. Uno, uno, due. Josh si illumina, corre a prendere il telefono, digita quei numeri sulla tastiera. Squilla! Qui è il 112, come posso aiutarla? Josh si imbarazza, stringe la macchinina, si sente forte. La mia mamma è caduta, ha gli occhi chiusi. L’operatore di polizia capisce, lo tranquillizza mentre avverte i soccorsi. In un batter d’occhio l’ambulanza è sul posto. I paramedici entrano in casa. Mamma Caroline è in coma diabetico, la salvano per un pelo. La donna apre gli occhi, è stordita, confusa, quando le raccontano cosa è successo sgrana gli occhi. In genere mi accorgo delle crisi e corro ai ripari, questa volta non ho fatto in tempo. Caroline abbraccia il suo ometto. Josh le sorride, poi punta il dito fuori dalla porta rimasta aperta. Mamma quella macchina dell’ambulanza è molto più grande della mia, posso farci un giro?
Lui è Josh
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