Lui è Joseph. Ha 21 anni. Vive a Beirut, in Libano. È un ragazzo forte, determinato, sa quello che vuole. E chi è. Lo dice senza paura ai familiari. È pronto a pianti e insulti, si becca una pacca sulla spalla. Sei gay, e allora? Joseph cresce sereno, studia, trova un buon lavoro, quando può si dedica alla sua passione, il basket. Non ha mai detto nulla ai compagni di squadra, sa che nello sport c’è un muro invalicabile. È un maschio in una squadra di maschi, non può essere gay. Lo sa, e se lo fa andar bene. Passa qualche anno. Joseph vola a Barcellona per lavoro. D’istinto cerca un campetto. Fa qualche partitella, conosce gente, finché si ritrova in uno strano gruppo. Un compagno si presenta subito come omosessuale, un’altra come lesbica. Io sono queer. Io etero. Tutti si scambiano battute e allusioni nella più totale libertà. Gli avversari non sono infastiditi, anzi ridono, partecipano. È tutto normale, sereno, semplice. Joseph è spaesato. È la prima volta che si confronta con sportivi come lui, si guarda dentro. È ancora preda di tabù. Deve liberarsene. Che tu sia gay o meno, lo sport è sempre sport. E più si sta tutti insieme, meno le etichette hanno senso. Molti dei suoi compagni di squadra hanno avuto il coraggio di uscire allo scoperto dopo essere entrati in quel gruppo. Se hai un posto dove ti senti libero di esprimere te stesso, ti senti più forte e il mondo fa meno paura. Joseph torna a casa sottosopra. Quella scoperta gli brucia dentro. Credeva fosse colpa della società, che in certi ambienti fosse obbligato e giusto nascondersi, invece era lui ad aver innalzato dei muri. Prende atto che i limiti esistono solo nella sua testa. Negli anni successivi Joseph viaggia molto per lavoro, finché si ritrova in pianta stabile a Milano. Cerca subito una squadra mista. Non c’è, non esiste in nessuna città d’Italia. Joseph è incredulo. Prende il telefono, chiama qualche amico. Senti, vieni perché c’è tanto lavoro da fare. Oggi Joseph ha 35 anni. Ha creato la prima squadra ufficiale Lgbt italiana. Può entrare chiunque, l’unico requisito è essere se stessi.
Lui è Joseph
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