Lui è Joe. Vive a a Londra e lavora per una impresa di spedizioni. È l’aprile del 1994. Joe esce di casa per chiamare la sua famiglia, che vive in Africa. Raggiunge la cabina telefonica del quartiere, apre la porta, il pavimento è pieno di immondizia. Joe fa una smorfia, si fa largo tra le buste, le sposta con i piedi, sente qualcosa di strano. Oddio! C’è una bambina, è appena nata! Joe la prende subito in braccio, la piccola apre la manina e gli stringe il dito. Joe la guarda incantato. Arrivano i soccorsi. Joe parla con gli assistenti sociali, racconta tutto per filo e per segno. Grazie, può andare. Joe si volta, fa qualche passo, tentenna, torna indietro. Voglio adottare la bambina, cosa devo fare? I funzionari scuotono la testa. Signore, lei è single e ha un lavoro precario, se lo tolga dalla testa. Joe accusa il colpo, forse è vero, quell’angioletto merita di meglio. Passano le settimane. Joe chiede di vedere la bambina, se non può fare il genitore, può essere almeno uno zio. Non si può, grazie, può andare. Lui non demorde, le invia giocattoli, vestiti, soldi, non salta un compleanno né un Natale, le sta vicino, in silenzio. Joe è cresciuto senza mamma, sa cosa vuol dire non avere nessuno. Passano otto anni. Squilla il telefono. La bambina è stata adottata, la nuova famiglia vuole che Joe esca dalla sua vita. Lui ingoia il rospo, si fa da parte. Il tempo scorre. È il 2016. Joe ha 52 anni. Entra in ufficio, si siede alla scrivania, un collega gli butta sotto il naso il giornale. Mi sa che questo sei tu. Joe sgrana gli occhi. Una ragazza di nome Kiran sta cercando l’uomo che vent’anni prima l’ha trovata in una cabina telefonica. Passa qualche giorno. Joe è seduto al tavolino di un bar, è agitato, tiene gli occhi fissi sulla porta. Eccola! È lei, non può che essere lei. Il suo cuore l’ha subito riconosciuta. Kiran è emozionata, si siede, gli chiede scusa. Ho saputo quello che hai fatto per me, volevo ringraziarti, non abbiamo legami di sangue, ma ti chiedo di essere parte della mia famiglia. Joe non riesce a trattenere le lacrime.
Lui è Joe
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