Lui è Ibrahima. Vive a Dakar, in Senegal. Ha un buon lavoro, è project manager nel settore del turismo e degli eventi. È sposato, ha quattro figli, uno in arrivo. Ibrahima è scrupoloso. Durante la gravidanza richiede diverse ecografie per la moglie. Nessuna anomalia, il bambino è sano. È il maggio del 2016. Ibrahima è di nuovo papà, di due gemelle siamesi. Loro sono Marieme e Ndeye. Hanno cervelli, cuori e polmoni separati. Fegato, vescica e sistema digerente invece sono gli stessi. Hanno tre reni. È un fulmine a ciel sereno. La famiglia è sotto shock. I medici sono pessimisti. Per le piccole non ci sono speranze. Ibrahima non si rassegna. Contatta gli ospedali di tutto il mondo, chiede aiuto, implora che le sue figlie vengano salvate. L’unica risposta positiva arriva da Londra. Ibrahima non ci pensa due volte. Molla il lavoro, prende le figlie e vola nel Regno Unito. È il 2017. Le bambine hanno 8 mesi. Il team medico dice che il cuore di Marieme è molto debole. Le sorelline sono più unite di quanto pensassero, dipendono totalmente l’una dall’altra. Questa è la loro forza. Per questo sono sopravvissute. Ma questa è anche la loro condanna. Separando i loro corpi, si divideranno anche i loro destini. È una certezza scientifica. Ndeye si salverà, Marieme morirà. Lei non lo sa, ma si sacrificherà per la sorella. Se invece resteranno unite, moriranno entrambe. Ibrahima deve scegliere. È distrutto. Straziato. Come può acconsentire alla morte di sua figlia. La decisione è impossibile. Nel frattempo la moglie torna a Dakar. Lui rimane a Londra con le bambine, impara a conoscerle, hanno un legame fortissimo. Ndeye è vivace, le piace attirare l’attenzione. Marieme è tranquilla, calma, premurosa. Sono il fuoco e il ghiaccio. Ibrahima le guarda. No. Le sue bimbe resteranno unite. Per sempre. Il comitato etico dell’ospedale si riunisce. Se in disaccordo con il padre, potrebbe decidere di separare le gemelle anche senza il suo consenso. È il 2019. I medici appoggiano la scelta di Ibrahima. Marieme e Ndeye Ndiaye vivranno insieme, e moriranno insieme.
Lui è Ibrahima
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