Lui è Harrison. Ha 29 anni. Vive in Nigeria. È il maggio del 2013. Harrison lavora come cuoco su un rimorchiatore al largo dell’Atlantico. È pomeriggio. Esce sul ponte, guarda l’orizzonte, sorride. Ancora pochi giorni e finalmente tornerà a casa. Lo aspetta la sua fidanzata, a breve si sposeranno. Harrison si lascia cullare da quel pensiero, torna in cucina, finisce di lavorare e va a letto. È notte. Harrison si alza per andare in bagno. Il corridoio, è stretto, buio, ma lo conosce a memoria. Un boato improvviso, la nave oscilla. Harrison viene sbalzato contro la parete, si ritrova a testa in giù. Ha freddo. Acqua! I suoi piedi sono immersi nell’acqua. Guarda fuori dall’oblò. La nave si è rovesciata, sta affondando. Harrison sente le urla dei compagni. È il caos. Nuota. L’acqua sale, gli arriva alla gola. Raggiunge una cabina, dentro l’acqua è più bassa, si è creata una bolla d’aria. Harrison resta lì. La nave sprofonda, la pressione aumenta. Un tonfo. L’imbarcazione ha toccato il fondo del mare, si trova a trenta metri sotto la superficie. Harrison ha paura, l’acqua è fredda, l’ossigeno è poco. Il silenzio è assoluto. Pensa alla fidanzata. Piange. Prega. Non vuole morire. Passano le ore. Harrison sente dei rumori, fissa il buio, terrorizzato. Fuori dalla cabina gli squali si stanno litigando i corpi dei compagni. Resta immobile, il cuore batte all’impazzata. Il freddo e la sete sono insopportabili. Chiude gli occhi, perde il senso del tempo. Sbam! Harrison sobbalza. Il rumore è forte, insistente. Tende l’orecchio. Pensa agli squali. No, non c’entrano gli squali. Sono dei colpi di martello. Harrison non riesce a crederci, i soccorsi! Batte i pugni sulle pareti. Aiuto! Non succede nulla. Harrison è disperato, ha solo una speranza. Trattiene il respiro, si immerge nell’acqua. Nuota. Ha gli occhi aperti, scorge una luce, allunga le braccia. Una mano lo afferra, è un sommozzatore. L’uomo gli infila una maschera per l’ossigeno e lo trascina in salvo. Harrison Okene è rimasto intrappolato nella nave per sessanta ore. È distrutto, sotto shock. È vivo.
Lui è Harrison
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