Lui è Giuseppe. Nasce a Fragagnano, in provincia di Taranto, nel 2000. Il papà è un operaio, la mamma fa la casalinga. È un bambino tranquillo, curioso, molto legato alla cugina. Giuseppe ha 13 anni. Non si sente bene, è pallido, ha attacchi di panico, sviene. Fanno dei controlli, ma le risposte sono vaghe. Sarà lo stress, niente di cui preoccuparsi. Nello stesso momento, anche la sua amata cugina si sente male, ha un grave problema cardiaco. Giuseppe non si dà pace, deve capire cosa le sta succedendo. Si piazza su Internet e non si schioda finché non ha tutte le informazioni che gli servono. Di più. Giuseppe prende la sua paghetta, esce e compra manuali di medicina, tutti in inglese. Sono difficili, ostici, a tratti incomprensibili, ma lui non molla. È notte, si siede sul letto, lo riempie di libri e fogli, scrive, prende appunti, disegna schemi, dorme qualche ora, poi va a scuola. Passano gli anni, la cugina viene operata, anche Giuseppe finisce sotto i ferri per un problema al cuore. Tutto lo riporta lì, al cuore. Giuseppe è sempre più affascinato dai meccanismi che lo governano, non riesce a staccare il naso dai volumi. La sua scrivania è piena di appunti, la sua testa di idee. Mette ordine e butta giù lo schizzo per un nuovo tipo di stent. Ci lavora giorno e notte. Ha 15 anni. Giuseppe è convinto di avere in mano qualcosa di importante. Si fa coraggio, invia il progetto a un noto cardiochirurgo. Passano due giorni. Riceve una chiamata. È il medico, la sua idea è piaciuta, lo vuole nel suo ospedale a Ravenna, subito. È il 12 dicembre del 2015. Giuseppe ha il permesso di assistere a un intervento al cuore. È elettrizzato, spaventato, le mani gli sudano. In quel preciso istante decide quale sarà il suo futuro. È il 2019. Giuseppe studia medicina e lavora in pizzeria. Con i soldi messi da parte si compra i ferri del mestiere, per esercitarsi. Il presidente Sergio Mattarella lo nomina Alfiere della Repubblica. Giuseppe Bungaro ha 19 anni. È tra le cento eccellenze italiane.
Lui è Giuseppe
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