Lui è Giuseppe. Vive a Crotone, in Calabria. Frequenta le Elementari. Entra in classe, testa bassa, il cuore a mille. La maestra interroga, ha una domanda per lui. Giuseppe ascolta. La risposta è sulla punta della lingua, le parole premono per uscire, ma le labbra restano serrate. Si siede, la testa tra le mani, le lacrime che scorrono a fiumi. Mamma e papà dicono di stare tranquillo. Tesoro, sei solo balbuziente, non sei inferiore agli altri. Giuseppe vorrebbe crederci. Le maestre intanto gli vanno incontro, niente orali, solo compiti scritti, Ma i compagni sono spietati. Somaro, lecchino, stupido! Giuseppe alza un muro con il mondo, diventa ansioso, riservato, introverso. Lui che se solo gli altri potessero conoscerlo per davvero scoprirebbero quanto gli piace scherzare, condividere. È tutta colpa di quella maledetta balbuzie. Si sente intrappolato dentro un altro io. Ha 19 anni, guarda avanti, si interroga sul futuro. A sentire gli altri non ha speranza. La scuola non fa per te, lascia perdere, pensa a trovarti un lavoro. Giuseppe stringe i pugni. Parla poco, è arrivato il momento di ascoltare altrettanto. Fa di testa sua, si iscrive all’università. È un salto nel buio, vive in uno studentato, si muove in punta di piedi, i compagni lo invitano a uscire, lo spronano ad aprirsi. Giuseppe prende coraggio, studia con impegno finché un giorno riceve una lettera. È idoneo alla borsa di studio. Proprio lui, che non era buono neanche a dire il suo nome. Giuseppe piange, per una volta di gioia. Il muro si sgretola, va in mille pezzi. Si ritrova in campo aperto, senza corazze, di fronte al mondo, pronto a dare un esame importante. Si siede in aula, accantona il foglio pieno di domande e si alza in piedi. Si schiarisce la voce davanti a studenti e professori, parla, anzi urla. Le parole escono, traboccano, sgorgano dal suo cuore, dalla sua anima. Si sente forte e finalmente se stesso. Oggi Giuseppe è un insegnante e uno scrittore, nella sua camera sono appese quattro lauree. La balbuzie non è più una nemica, ma un’alleata che l’ha spinto a osare, a scoprirsi.
Lui è Giuseppe
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