Lui è Giovanni. Vive a Reggio Emilia. Ha 6 anni. Si iscrive in prima Elementare. I compagni si conoscono tutti, lui è quello nuovo, e fatica a farsi accettare. Passano i giorni. Le maestre assegnano gli esercizi di scrittura, Giovanni si mette di buona lena, apre il quaderno, ricopia per filo e per segno l’alfabeto, poi consegna il suo lavoro. La maestra fa una smorfia. Ti sembrano delle lettere queste? Giovanni non capisce, va a sedersi, sbircia i fogli dei compagni, poi guarda il suo. Perché la sua elle sembra un sette? Tornato a casa, chiede aiuto alla mamma, si esercita per ore, ma la sua calligrafia è illeggibile. Passano le settimane. Arrivano le prime pagine da studiare. Giovanni legge, rilegge, impiega un tempo infinito per arrivare al punto. Poi alza la testa, non ha capito nulla. Se la grammatica non è il suo forte, la matematica è un disastro. Tabelline e numeri non gli entrano in testa. Giovanni suda sette camicie, ma i risultati sono scarsi. Le insegnanti lo bollano come svogliato, smettono di correggere i suoi compiti, tanto sono sempre sbagliati. I compagni lo isolano, e lo chiamano somaro. La madre di Giovanni paga un insegnante privato, parla con le maestre, il preside, le ripetono tutti la stessa cosa. Suo figlio non combinerà mai nulla nella vita. Giovanni si sente una nullità. Non ha più voglia di andare a scuola, fa un sacco di assenze, lo promuovono per pura grazia. Ha 11 anni. Inizia le Medie, il rendimento è pessimo, la madre viene convocata d’urgenza. Signora, suo figlio non è stupido, è solo dislessico, ha bisogno di aiuto. La donna strabuzza gli occhi. Dislessico? E che vuol dire? I test lo confermano. Giovanni è sconvolto, lo avevano portato a credere che fosse difettoso, finalmente ha la possibilità di dimostrare che non è così. Oggi Giovanni ha 17 anni. Ha recuperato tutte le lacune e si è preso la sua rivincita. Legge, scrive, ama la storia, la matematica un po’ meno, ma l’ansia davanti a un libro è sparita. Si è buttato nella musica, suona e canta. La dislessia è stato il suo tallone d’Achille, ora è la sua forza. Lo spinge a migliorarsi, e a non arrendersi.
Lui è Giovanni
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