Lui è Gabriele. Nasce a Reggio Calabria nel 1996. Ha una cardiopatia congenita rara, la madre non fa in tempo a stringerlo tra le braccia che lo portano in sala operatoria. Gabriele ne esce stremato, ma il suo cuore batte. Lo tengono sotto stretta osservazione, e lo dimettono dopo alcune settimane. È vivo, ma i medici dicono che non è finita. Passano gli anni. Il cuore torna a fare le bizze, Gabriele è costretto a lunghi ricoveri, non ricorda i nomi dei compagni d’asilo, in compenso conosce a memoria quelli delle infermiere. Ha 6 anni. Gli altri bambini cominciano le Elementari, lui è bloccato a letto dopo l’ultima operazione. Niente compiti di Italiano o Matematica, Gabriele deve esercitarsi a camminare senza andare in affanno. Il tempo passa. Non è mai stato a una gita scolastica, ma sa cosa significa restare svegli a causa dei drenaggi. Ha 13 anni. Subisce l’ultimo intervento a cuore aperto, come da programma. Sono gli ultimi dolori lancinanti, le ultime lacrime. Lo dimettono dopo tanta riabilitazione, dovrà tornare per dei controlli, ma il peggio è passato. Gabriele è incredulo. Davvero posso andare? Torna a casa, gira per le stanze, tocca pareti, mobili, prende in mano ogni singolo oggetto. Sì, è tutto vero. Passa qualche giorno. Gabriele rimette piede a scuola, non sa cosa aspettarsi. I compagni lo circondano, lo riempiono di domande, lui apre la bocca e non la chiude più. Ha una voglia matta di parlare, ridere, scherzare. Suona la campanella, Gabriele non ha nessuna intenzione di chiudersi tra quattro mura. Gira per la città, respira l’aria a pieni polmoni, guarda il mare. Giorno dopo giorno scopre la bellezza di mangiare una pizza all’aria aperta, di guardare un film sgranocchiando patatine. Oggi Gabriele ha 25 anni, sta per laurearsi in Farmacia, fa nuoto, surf, è una forza della natura. Le cicatrici sul corpo gli ricordano le tante battaglie combattute, e vinte. Familiari e medici gli dicono di non esagerare, ha pur sempre una malattia rara, non è proprio come gli altri. Gabriele sorride. È vero, io ho più fame di vita.
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