Lui è Gabriele. Nasce nel 2003 a Cremona, in Lombardia. Trascorre i pomeriggi al fiume con mamma e papà, impara a nuotare ancora prima di camminare. Ha 8 anni. Si iscrive a un corso di canottaggio, e da quel momento i genitori non riescono più a tenerlo con i piedi sulla terraferma. Gli amici preferiscono la piscina, dicono che il fiume è sporco e pericoloso. Gabriele soffre. Per lui il fiume è un amico, un confidente, un rifugio. Vorrebbe che tutti potessero viverlo, conoscerlo e amarlo. Il tempo passa. È l’estate del 2021. Gabriele ha 18 anni. Sono partiti tutti per le vacanze, della sua compagnia è l’unico rimasto in città. Ammazza il tempo guardando le foto sul telefono. Ne scova una molto vecchia. Ricorda. Era a pesca con il nonno, dopo ore di attesa avevano rimediato solo un sacco nero dell’immondizia. Gabriele si fa serio. Corre al molo, naviga lungo le sponde del fiume e annota qualcosa sul taccuino. A fine giornata ha un’idea precisa della quantità di sporcizia presente sulle spiagge. Non è certo una novità, ma vederlo scritto nero su bianco fa un certo effetto. Nei giorni successivi raccatta bombole, bottiglie di plastica, giocattoli e altri oggetti impensabili. Trascorre l’intera estate a ripulire il fiume. Non gli interessa il dibattito etico o ambientale. È un istinto primordiale. Aiuta un amico, si sente bene. A pensarci, è così divertente che non può tenere la cosa solo per sé. Gabriele contatta una radio locale. Chi vuole unirsi alla festa? Non ci spera troppo, ma nei giorni successivi accade qualcosa di incredibile. Uomini, donne, anziani, e tanti giovani spuntano da ogni direzione, arrivano da tutte le parti d’Italia per dare una mano. Il fascino del vecchio Po ha fatto centro. Gabriele osserva incredulo quella marea umana. Poco alla volta il fiume si svuota di rifiuti, e si riempie di nuovi amici con cui condivide dei tramonti mozzafiato. Ancora oggi le persone vanno e vengono. Gabriele si sente orgoglioso quando gli dicono che aveva ragione, il suo fiume è proprio bello.
Lui è Gabriele
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