Lui è Federico. Nasce a Milano nel 1989. Il padre è un magazziniere, la madre è disoccupata. La famiglia di Federico è umile. Poche vacanze, tutte in campeggio. Federico è un bambino paffutello, sogna di fare il benzinaio o il gelataio. Ha 6 anni. La mamma lo porta a un concerto. Federico è elettrizzato, al punto che quando lei si allontana per prendergli un gelato, lui nemmeno se ne accorge. Cresce. Federico viene preso di mira dai compagni. Tutti hanno il motorino, lui no. Tutti giocano a calcio, lui preferisce il basket. Tutti ascoltano la stessa musica, lui ama il rap. È diverso. Lo fermano per strada. Lo squadrano da capo a piedi. Che numero hai di scarpe? Federico capisce l’antifona, consegna le scarpe e torna a casa scalzo. Passa qualche tempo. Il padre finisce in cassa integrazione, prende i soldi e apre un bar. Federico lo aiuta, ma dura poco. Vendono tutto, ma non si beccano un soldo. E sono nella merda. Federico ha 16 anni. Studia al liceo artistico, frequenta un collettivo di Milano, un gruppo di ragazzi con cui si sfida a colpi di rime. Passa le giornate a rappare, sotto i portici, nei centri sociali. Del resto se ne frega. Molla la scuola e si dedica alla musica. Si chiude in garage, gira videoclip e passa la notte a imparare come montarli. È il 2007. Ha 18 anni. Federico realizza il suo primo Ep, dal titolo Fedez. È un pischello, ma ha palle da vendere. Il successo lo travolge, ripaga i debiti dei genitori, colleziona dischi di platino, va in tv, si sposa con una delle donne più influenti al mondo. Federico è una star. Crescono le pressioni. Certe notti si sveglia con l’ansia, soffre di attacchi di panico, ha il terrore di non essere all’altezza, di morire. Stringe la moglie, se non fosse per lei impazzirebbe. È il 2020. Fedez e Chiara Ferragni donano 100 mila euro all’ospedale San Raffaele di Milano e fanno partire una raccolta fondi che coinvolge 92 paesi diversi, la più grossa mai fatta in Europa. Raccolgono più di 3 milioni di euro in un giorno. Il potere della condivisione.
Lui è Federico
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