Lui è Fausto. Nasce a Castellania, vicino Tortona, il 15 settembre del 1919. I suoi genitori sono contadini. Fausto è troppo fragile per lavorare nei campi. Lo mandano a fare consegne in bicicletta per un macellaio. Ha 13 anni. Uno zio marinaio gli regala una bici da corsa. Fausto partecipa a qualche gara. Attira l’attenzione di Biagio Cavanna, detto il “mago di Novi, detto anche l’”orbo veggente” per la sua capacità di leggere e interpretare il corpo di un atleta dal semplice tocco con le mani. Biagio è cieco. Fausto è bravo. Secondo Cavanna può arrivare lontano. Nel 1940 Fausto Coppi corre il suo primo giro d’Italia, come gregario di Bartali. Ma Gino cade e Fausto vola in maglia rosa. Vince il Giro. Ha vent’anni. È il più giovane della storia. Lui e Bartali saranno rivali per sempre. Il giorno dopo, l’Italia entra in guerra. Coppi stabilisce il record dell’ora, poi viene mandato al fronte. Nel 1943 viene catturato dagli inglesi. Lo deportano in un campo di concentramento in Tunisia. La guerra finisce, lui torna in Italia. Ricomincia a guerreggiare con Bartali. Si dividono le vittorie e l’Italia da ricostruire. Bartali è l’uomo di ferro, Fausto l’Airone. Gino fuma, mangia e beve. Fausto segue una dieta rigidissima.Fausto vince tutto. Riesce nell’impresa. Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno. Due volte. Fausto è un campione. Un campionissimo. Incontra Giulia, la Dama Bianca. Lui è sposato, anche lei è sposata. È scandalo. Lasciano le famiglie, ma il divorzio non esiste. Li processano. Non riescono a separarli. Nel 1955 nasce Faustino. A Buenos Aires, dove potrà avere il cognome di suo padre. Coppi continua a gareggiare nonostante l’età e gli infortuni. È il 1959. Bartali lo chiama come capitano della San Pellegrino. L’ultima stagione. Insieme, come all’inizio. È Natale. Fausto è appena tornato da un safari in Africa. Non sta bene. Suda freddo. Vomita. Ha la febbre alta. Ha la malaria. I medici non lo capiscono. Muore il 2 gennaio del 1960. A quarant’anni.
Lui è Fausto
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