Lui è Fausto. Vive a Mascalucia, in Sicilia. Ama lo sport, pratica ju-jitsu. Ha 11 anni. Si sta allenando, perde l’equilibrio, finisce con le ginocchia per terra. I genitori lo portano in ospedale. Ha una lesione del menisco e del crociato. I medici sono chiari. Non potrai più correre, né saltare. Fausto si sente morire. Torna a casa, stringe i denti, si rialza, un passo alla volta si rimette in piedi. Ma la frase dei dottori gli dà il tormento. Non vuole, non può crederci. Un giorno un amico gli mostra il video di alcuni ragazzi che saltano sui tetti dei palazzi, fanno capriole e acrobazie per strada. È una nuova disciplina, si chiama parkour. Fausto ha i brividi. È talmente emozionato che dimentica le parole perentorie dei medici. Esce in giardino ed esegue un perfetto salto mortale. Non prova dolore, affanno, niente. Non riesce a crederci, scoppia a ridere. Si attacca al computer, guarda un video dietro l’altro, studia, poi va al parco sotto casa e ripete fino alla nausea ogni movimento. Gli amici lo invitano a giocare a calcio. Come fa a piacerti quella roba? Il parkour non se lo fila nessuno. Si becca dell’asociale, dello strambo. Fausto non sente e non vede nient’altro. Si allena ogni giorno, salta dai muretti, si mette alla prova sulle ringhiere, sfida la gravità sulle pareti, cade, si rialza, appena si sente pronto sale su un tetto. La frase dei medici gli rimbomba nelle orecchie, la paura gli mozza il fiato. Fausto la prende per mano e corre. Per un attimo è come volare, poi i suoi piedi toccano il cemento. Atterraggio perfetto. Si sfrega quelle ginocchia difettose, urla, piange di gioia. Oggi Fausto ha 22 anni, è campione italiano di parkour, si esibisce in tutto il mondo. Quando torna a casa fa un salto al parco sotto casa dove un tempo si allenava da solo, ora è pieno di ragazzi che fanno acrobazie. Fausto non cerca il brivido del pericolo fine a se stesso, non vuole sfidare la morte. Ogni salto è un dialogo con il suo io, un modo per scavarsi dentro. Non dobbiamo porci limiti, possiamo fare molto più di quello che pensiamo.
Lui è Fausto
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