Lui è Enrico. Nasce a Salerno nel 1987. È un bambino timido, fragile, fruga tra i giochi delle sorelle, cerca le barbie. È Natale. Ne chiede una per sé. I genitori lo accontentano. Enrico stringe la sua bambola, è felice. Frequenta le medie. I maschi lo prendono in giro, sei un frocetto! Enrico si tormenta, forse hanno ragione. Ha 13 anni. I compagni parlano di culi, tette, Enrico è attratto dai ragazzi. Lo confida alla sua migliore amica. Allora sei gay? No! Non sono gay. Passa qualche anno. È innamorato perso di un compagno di scuola. Riesce ad avere il suo numero, si scrivono, è simpatico. Enrico si butta. Mi piaci. Lui scappa. Grazie, non sono interessato. Una batosta. Enrico entra in classe. Frocio, frocio, tutti sanno quello che hai fatto. Enrico si sente tradito, umiliato. Si chiude in casa. Si guarda, si riguarda, prova fastidio. Entra in bagno, prende i trucchi delle sorelle, mette la matita nera. È sorpreso, così va molto meglio. La madre lo vede, ma che hai fatto? Enrico corre a sciacquarsi, è spaventato, cosa gli è saltato in testa? Cresce. Prende coraggio, indossa gonna, tacchi e va a ballare. Si sente libero, se stesso. Torna a casa. Via il trucco, via la maschera. Guarda lo specchio. Il volto, il corpo, sono quelli di un uomo. Enrico urla, piange. Vorrebbe spaccare quell’immagine, ridurla in mille pezzi. È un mostro, uno scherzo della natura. Crolla. È disperato, quella vita non gli appartiene, ma ha due possibilità. O si ammazza, o si accetta per quello che è. È il 2015. Enrico comincia la transizione per diventare donna. Ha paura. Da quel momento non si torna più indietro. Prende le pillole di ormoni. Il suo viso, il suo corpo cambiano. È uno shock. È bellissimo. Ha 30 anni. Compra il suo primo abito da sera, lo indossa, mette in risalto le gambe, il seno. Ce l’ha fatta. Enrico Scielzo non esiste più. Lei è Enrica. È una beauty blogger e consulente d’immagine. È una trans. È una donna. Si guarda. Si piace.
Lui è Enrico
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