Lui è Emanuele. Vive a Pescara. Ha 33 anni. È sposato, e ha una figlia. È il 2010. La moglie resta di nuovo incinta, Emanuele è pazzo di gioia, diventerà padre di un bel maschietto, già immagina il momento in cui lo vedrà correre dietro a un pallone. Passano cinque mesi. Emanuele accompagna la moglie dal ginecologo, si siede, ascolta. Il sorriso gli muore sulla faccia. Il medico sta dicendo delle cose brutte, incomprensibili. Liquido nel cervello? Idrocefalo? Emanuele resta interdetto, guarda la sua Simona. Non è più lei, è cambiata di colpo, ha una espressione diversa, nuova, sconosciuta. Si sente gelare. Capisce che quello è l’ultimo momento della sua vita precedente, d’ora in avanti nulla sarà mai più come prima. Fanno altri controlli, il verdetto è lo stesso. Tetraparesi spastica. Suo figlio avrà le gambe e le braccia, ma non sarà mai un bambino come gli altri. Passano i mesi. Emanuele vive sospeso in un limbo, prigioniero della paura, in balìa dell’ansia. Si guarda intorno, vede bambini ovunque, corrono, giocano, si divertono. Non è possibile. Perché proprio a lui? Si sente perso. È il gennaio del 2011. Domenico viene al mondo. Emanuele non sa che fare, cosa dire. Lo accarezza, gli escono alcune parole di bocca. Bello di papà, adesso compriamo un televisore grande per vedere l’Inter. La moglie scoppia a ridere, la tensione scivola via. Emanuele sente una scarica elettrica nel corpo. Quello è suo figlio, e lui è suo padre. I pezzi si ricompongono, il cerchio si chiude, la luce si riaccende. Passa il tempo. Ora Emanuele ha 43 anni, al posto degli scarpini da calcio, ha comprato una splendida carrozzina. Il suo bambino non lo abbraccia, e non lo chiama papà. Ci pensa lui. Ti voglio bene, figlio mio. La sera si mettono in macchina e fanno dei lunghi giri, loro due, da soli. Emanuele ha iniziato a suonare la fisarmonica e l’organetto, ha imparato a dare, senza aspettarsi nulla in cambio. Domenico è tutta la sua vita. Dovrebbero essere i genitori a guidare i figli, ma è stato il suo ometto a insegnargli cosa vuole dire essere uomo.
Lui è Emanuele

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