Lui è Cristian. Ha 7 anni. Vive a Cerveteri, in provincia di Roma. È un bambino allegro, scherza, fa le smorfie. Non ha ancora imparato a camminare, gattona, si arrampica, cade, riparte. Si ferma soltanto quando sente il profumo del dolce appena sfornato dalla mamma. È il 2017. Cristian ha la febbre, i linfonodi sono ingrossati. Il pediatra è tranquillo. I bambini si ammalano, non è nulla di grave. Passa qualche mese. Cristian è debole, la febbre non scende, e la ghiandola sul collo si è ingrossata. Cristian la tocca, scherza, intanto fa i lavoretti con la mamma. Dipinge. I genitori lo portano in ospedale. I dottori lo imbottiscono di cortisone. Non è niente. La mamma di Cristian insiste. Guardate il collo, come è possibile che non sia nulla? La zittiscono. Cristian è a letto, i genitori lo guardano. Il loro bambino è gonfio di cortisone. Lui aspetta che il papà si addormenti, e lo riprende con il telefonino. Al mattino gli fa vedere la sua faccia buffa, con la bocca aperta. Ride. Poi corre a giocare con i mattoncini. Costruisce ville, macchine, e nuovi supereroi. Sono trascorsi sette mesi. Finalmente gli fanno una biopsia. Linfoma di Hodgkin, al quarto stadio. I genitori di Cristian si mettono le mani tra i capelli, sono sgomenti, arrabbiati. I dottori rispondono che le aspettative di vita sono ottime. Propongono due cure, i genitori ne scelgono una, gli fanno l’altra. Perché? Così, per caso. Cristian migliora e viene dimesso. Mamma e papà lo abbracciano, l’incubo è finito, vogliono solo dimenticare. Tempo qualche settimana, e torna la febbre. Cristian viene ricoverato. È il novembre del 2018. Il bambino peggiora, gli fanno una chemio più forte. Cristian è debole, ha un collasso. Finisce in rianimazione, ha una emorragia cerebrale. Si addormenta il 4 gennaio, e non si sveglia più. I genitori sporgono denuncia. Sono increduli, devastati. Sentono ancora la voce del loro bambino, la poesia recitata per la festa della mamma. Dove sei Cristian?
Lui è Cristian
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