Lui è Bruno. Nasce nella regione dei Carpazi, in Romania, nel 1995. Ha un fratellino e una mamma che si prende cura di lui. Bruno ha 2 anni. La mamma si sveglia dal letargo, lascia i due cuccioli nella tana ed esce in cerca di cibo. Bruno è curioso, mette il muso fuori dal rifugio. Davanti a lui c’è un uomo. Bruno si tira indietro, l’uomo allunga la mano, lo acchiappa, lo infila in un sacco e si allontana. Bruno si lamenta, raspa con le unghie, ma è inutile. L’uomo lo porta a casa e lo sbatte in un recinto. Tu mi farai fare tanti bei soldi. Lo spedisce in Italia. Un riccone di Roma cercava un orso da esibire alle cene con gli amici. Bruno si ritrova in una gabbia di quattro metri. Cresce, in poco tempo diventa un bestione, in quella gabbia ci sta stretto. Passano gli anni. La Guardia forestale viene a sapere della sua esistenza, interviene, sequestra l’orso e lo spedisce nel parco nazionale dell’Abruzzo. Per l’ennesima volta Bruno cambia casa, ma è ancora dentro a una gabbia. Questa è un po’ più grande della precedente, ma Bruno non può né correre, né camminare libero. Un giorno il custode entra per dargli il cibo, dimentica di chiudere la grata di sicurezza. Si ritrova faccia a faccia con un orso di 330 chili. È terrorizzato. Urla. Proprio quello che non dovrebbe fare. Bruno segue l’istinto, lo attacca. Lo sbatte a terra. Lo graffia, lo lacera. L’uomo viene salvato dai colleghi, finisce in ospedale con 500 punti di sutura. Le guardie si avventano su Bruno, lo sedano, Bruno cade a terra. È il 2013. Bruno apre gli occhi, si risveglia a San Romedio, un santuario in Val di Non, dentro un’area verde, tutta per lui. Bruno si guarda intorno, poco distante c’è un uomo, gli porge una carota intinta nel miele. Bruno è diffidente, ci pensa un po’ su, poi la mette in bocca. L’uomo gliene dà un’altra. Si avvicina, gli sussurra all’orecchio. Da oggi ti chiamerai Baloo, ricordati, io non sarò mai tuo nemico. Baloo ha 25 anni. Fausto è la guardia forestale che si prende cura di lui, ogni giorno. Baloo prende il cibo solo dalle sue mani.
Lui è Bruno
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